Sto male, sono dolorante, afflitta
al sereno notturno.
Attaccano un acuto le cicale.
Dormo dentro di me profondamente.
E va la sera
là fuori, avanza lenta
come un vecchio carretto cigolante.
Più niente importa.
Chi piange se sto male?
Se io sono ferita,
chi si dissangua?
Sono stata sbattuta contro un muro.
Mi avevano protetto
le braccia e la mia ombra,
ma ora
il sale non si scioglie sulla pietra
e mi addormento
come un bambino scosso dai singhiozzi
o forse
come uno scarabeo rivoltato
sul marciapiede. Invano
il dolore mi assolve da ogni colpa.
Eunice Arruda
Da “Spiragli”, anno XX n.2, 2008, pag. 46.
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