BIAGIO SCRIMIZZI, Spigolature dall’isola, prefazione di Tommaso Romano, collana «Le Giade», Ila Palma, Palermo, 2008.
Spigolature dall’isola di Biagio Scrimizzi: più di questo non si dovrebbe scrivere per non far innamorare, il lettore di quest’opera. Il libro è equiparabile ad un viaggio che sviscera le fiabe e le superstizioni dell’ isola, i suoi modi di dire come anche i suoi paesaggi. Ogni capitolo è abilmente composto da diversi elementi intrecciati tra loro in modo da creare una melodia perfetta; ritroviamo infatti parti di racconti e di storie di personaggi più o meno noti, riferimenti all’esperienze di vita proprie dell’autore, così come citazioni religiose, filosofiche, letterarie e storiche. Biagio Scrimizzi, solamente per citarne alcune, richiama alla memoria parole di Pitrè, Leonardo Sciascia, Ariosto, Plinio e Martin Lutero; citazioni che rivelano quanto la conoscenza dell’autore sia vasta e profonda. Le stesse poesie che Scrimizzi inserisce nei capitoli per spiegare, completare o agghindare ciò di cui sta parlando, sono tratte da sue opere precedenti ma anche da quelle di Pablo Neruda, Federico Garcia Lorca e tanti altri.
Tutto il libro è realmente coinvolgente; tanto per citare un argomento: il capitolo sui modi di dire in cui l’autore disamina il perché ed il per come di molte frasi fatte o di termini che si usano correntemente nella lingua italiana, di cui noi frequentemente ignoriamo l’origine o il reale significato. Una tra tutte la spiegazione del mobile di tradizionale uso domestico, comunemente chiamato credenza.
Con piccole Spigolature dall’isola, con i riferimenti alle storie ed ai personaggi siciliani, ma non solo, e con le sue poesie l’autore racconta la storia della sua terra, la Sicilia. E lo fa creando un’assoluta armonia tra un linguaggio raffinato, colto, ma nello stesso tempo semplice e comprensibile; lo fa abbagliando il lettore con un uso puntuale dell’italiano ma intercalato, come in un tentativo di fusione, ad un dialetto siciliano colto ed elegante. Un dialetto, purtroppo, spesso abbandonato e deprezzato dai giovani.
La descrizione accurata e realistica di alcuni luoghi palermitani, come la Villa Giulia, permette a chi conosce la città di rivederla nella propria mente e, a chi invece non c’è mai stato, di immaginarsi la bellezza dei luoghi. La lettura del libro è per tutti; per chi è già innamorato della Sicilia ma anche per chi ha ancora voglia di innamorarsi di «una Sicilia alla quale, forse più che a ogni altra regione italiana, si può adattare l’appellativo di sconosciuta, anche da parte dei suoi stessi abitanti, che poco o niente sanno del luogo in cui sono nati, delle splendide chiese antiche, dei monumenti favolosi, dei palazzi aristocratici e di quant’altro la Sicilia è ricca».
Elisabetta Lipari
Da “Spiragli”, anno XX n.2, 2008, pagg. 63-64.