C’è in questa poesia, da parte del suo autore, il volere affidare alla pagina scritta la sua interiorità, che è amore di Dio e degli altri, un guardare nel proprio intimo e un volgere al tempo stesso lo sguardo a tutto ciò che lo circonda.
Masia trae ispirazione dal sacro e dal profano, un binomio che ha la sua ragion d’essere nel bisogno di amore (“Amore/sfiora le mie labbra./Ho sete di te.”) tanto sofferto e sentito.
Ugo Carruba
Da “Spiragli”, anno IX, n.2, 1997, pag. 61
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