Calogero Messina è uno storico che fa onore alla Sicilia e agli studi che la interessano, degno continuatore dell’altro grande storico, recentemente scomparso, Virgilio Titone.
Questo libro che presentiamo offre un’ampia panoramica della Sicilia nel Settecento e i suoi stretti rapporti con la Spagna. L’Autore non si sofferma sui documenti tante volte visitati dell’Archivio di Stato di Palermo e della Biblioteca Comunale, non sfrutta solo archivi e biblioteche spagnole, tra cui quelli di Barcellona e di Simancas o gli altri meno noti di Vienna, come l’Haus-, Hof- und Staatsarchiv, ma si rifà con tanta attenzione e cura alle fonti letterarie che sono altrettanto importanti per la conoscenza della vita e del costume di un popolo in un determinato periodo.
Metodo di ricerca, questo – come ci ricorda il prof. Gangi nella sua Prefazione- indicato da Marx e poi da Gramsci e seguito dagli storici francesi Jacques Le Goff e George Duby. Ma sentiamo cosa dice il Messina: «Anche quando sembrano incontestabili, i documenti di archivio non sono sufficienti per ricostruire l’immagine di una società e degli individui singoli. Sono necessarie anche le altre testimonianze, soprattutto dei poeti. Per questo li abbiamo citati e continueremo a citarli».
Sicilia e Spagna nel Settecento si compone di nove capp. di cui sei rifanno la storia della Sicilia spagnola in generale e tre scendono nel particolare (L’Inquisizione, Il Commercio, Il ricordo), dandoci un quadro completo della realtà isolana di quel tempo.
Il libro è di facile lettura ed è interessante, perché, oltre ad essere valido strumento di conoscenza e di consultazione, contribuisce a fare luce sulla dominazione spagnola in Sicilia, cogliendola nei suoi aspetti politici, sociali, economici e culturali.
Ugo Carruba
Da “Spiragli”, anno I, n.2, 1989, pag. 45.
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