Il cavaliere che monta la “sella” del cavallo della scrittura e ne orna con lo stile la superficie non euclidea o a curvatura costante negativa – spazio, appunto, a “sella”-, come dicono gli artisti delle geometrie non classiche, è Esco. Esco sa che i sentieri di questo spazio sono quelli che si declinano con la consistenza delle dune del deserto o delle scie delle onde del mare. Si può dire che Esco, in questa nuova esperienza scritturale di Cara, sia la stessa scrittura che giocando sul piano non lineare degli assi logolinguistici del viaggio de-lirante del pensiero in cammino (.Adesso la fissità si è spostata e, quindi, c’è per tutti noi una possibilità di parlare…-, .A quanto pare, qualcuno ride di noi stamattina, taglia a metà le ragioni irreali come un uovo sodo e bianchissimo… -, aggruma e colora, quasi per nascosta aspirazione e vocazione conoscitiva, “casuali” significati e sensi congetturali e/o, a volte, aforismatici, argomentativi, inaspettate emergenze e “brezze casuali”: .Un modo diverso di pensare alla felicità è di sognare una foglia vagante•.
Questo modo di viaggiare su uno “spazio a sella e in tempo miscelato”, dove la linearità del discorso cede il posto alla parola dei nodi, non fa perdere, tuttavia, la pregnanza e l’efficacia della scrittura e dei messaggi-non messaggi. I nodi infatti sono legati dalla concreta contingenza della rete discontinua-continua della vista, dell’ascolto, del gusto, dell’immaginario polifonico e dell’improbabile probabile di cui possono dire, deposto il terrore dell’aut aut, solo gli universi delle logiche che sposano la pienezza del tempo come miscela. Nei luoghi dove la leggerezza o l’esattezza della scrittura devono curvare i “bordi” della soglia attraversamento non dicibile – e decidere il passaggio del “referente” al livello del tra-dotto, il piano della pagina porta anche le tracce dello zoccolo dell’ironia (Il suo orgasmo era un’estasi nazionale…•. Non è un caso che Cara, ad apertura del testo, si presenta in compagnia di Majakovski, Ionesco e altri cavalieri della penna.
Antonino Contiliano
Da “Spiragli”, anno VII, n.1, 1995, pagg. 62-63.
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