Nel segno di una rivolta interiore
«Quando credi di esserti liberata dalle catene, esse te ne creano altre, più ostinate e radicate di prima. Non sono soltanto gli odori e gli aromi e, poi, i colori che mancano … Sono i volti cotti dal sole, le crepe sui muri… il gelsomino nei giardini nascosti tra le pieghe rugose di antiche strade… ed ancora l’abbraccio degli affetti e la pochezza delle parole quando il dolore colpisce e schianta.»
La lontananza non approda a nulla, nella vita non si può sempre fuggire!
Questo il messaggio forte e chiaro che ci viene trasmesso attraverso la voce narrante di Elide, la protagonista dell’ultimo romanzo della scrittrice e docente di materie letterarie nelle scuole medie superiori di Mazara, Francesca Incandela. Un romanzo tutto al femminile nel quale figlie e madre, cuori e volontà, si incontrano in un percorso esistenziale condotto sul filo della memoria, autentica fonte di interrogativi e di risposte. Una donna, Elide, e un caleidoscopio attorno. La sua storia si dipana a partire dall’infanzia trascorsa a Campofelice, terra insieme amata e odiata, ma fatta di odori e colori inconfondibili (fotografati da Francesca Incandela con una percezione speciale e una rovente capacità descrittiva) e prosegue verso la costante ricerca della libertà che è soltanto interiore, riscatto e sfida contro la sua isola ostile e immobile, alla ricerca della dignità che si smarrisce e non trova più posto. Un lungo viaggio simile alla fuga iniziato con t’errata convinzione che «bastasse salire su un treno per lasciarsi alle spalle secoli di oppressione mafiosa e di omertà e di sassi in bocca e di morti ammazzati e indifesi», per concludersi con un messaggio di speranza di un reale cambiamento del nostro Sud.
Una sovrapposizione di piani narrativi dove immagini del passato e del presente si scompongono e ricompongono in un gioco mai placato, nel tumulto dei ricordi e delle situazioni. Una moltitudine di tessere colorate, emozioni celate, incomprensioni travagliate, vengono armoniosamente ricostruite dall’autrice in uno stile rapido e immediato. Così Francesca Incandela assembla il «mosaico»; un lunghissimo capitolo, senza pause e titubanze, scorre come un fiume in piena, dove la ricerca della libertà è vitale e non ingordigia scomposta, piuttosto un’aspirazione che è forse figlia di irrequietezza spirituale.
Un romanzo che inevitabilmente coinvolge, perché mostra uno dei possibili percorsi per raggiungere la certezza dell’esserci, che non è una condizione data dell’ esistenza ma una conquista, una reimmersione illuminata da una consapevolezza nuova, nei rumori, nei colori, nei paesaggi familiari della propria città di sempre, della sua Sicilia «amara e amata» che ritornerà a lottare!
Dora Maran
Da “Spiragli”, anno XVI, n.1, 2005, pagg. 58-59.
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