Una prosa schiettamente siciliana di sapore quasi pirandelliano
Un libro frutto di riflessioni, di ricordi ma anche di invenzioni quello dell’avvocato catanese Giuseppe Ferrante. Si tratta di una raccolta di dieci racconti ricchi di toni e di sfumature. Storie di passione, sogni, paure, rimpianti che racchiudono una vita, un destino.
Dinghilindò ed altri racconti sono un piacevole sequenza di immagini, figure e vicende costruite tra i risvolti di un mondo semiserio che non sembra vero, ma è forse la quint’essenza della realtà. Sono racconti talvolta surreali, descritti con un linguaggio vivo, semplice e diretto, in grado di dipingere con colori nitidi i personaggi e le loro emozioni. Una scrittura che porta lontano, che ha la capacità di affabulare e far pensare, di stupire, far ridere e commuovere.
Ritroviamo quella ben nota scoperta della sensualità esistenziale, non priva di sottile ironia e di affettuosa adesione, la capacità di cogliere il messaggio della natura, i suoi colori, i profumi, gli afrori, le «piccole cose futili» che danno il vero piacere.
Pino Ferrante è un abilissimo narratore di stati d’animo, testimone di un mondo in cui la transitorietà della vita e la corruttività della carne si contrappongono all’immanenza della memoria del tempo passato.
Maria Angela Cacioppo
Da “Spiragli”, anno XVIII, n.1, 2006, pagg. 54-55.
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