La poesia dialettale siciliana di questi primi anni del Duemila ora canta pure – insieme a tutte quelle che già la rappresentano validamente – con una voce nuova, calda e appassionata, quella di Maria Rosaria Mutolo, la quale per il suo battesimo porta alle stampe il volume di liriche Lu paradisu è cca, in cui ci consegna della poesia autentica da un lato e dall’ altro poesia in cammino alla ricerca di quelle stimmate formali e stilistiche che garantiscono ai poeti veri identità di dettato e stabilità degli esiti sulle valenze letterarie.
In questa circostanza la nostra autrice ha voluto coniugare (evitando la mediazione dei modelli archetipici della progettazione poetica) il proprio patrimonio interiore di esperienze, di sensibilità, di idealità e di memoria, con la innata spinta creativa che ne caratterizza la personalità e la visione del mondo. In senso più lato si potrebbe dire che la Mutolo abbia d’istinto coniugato femminilità a parola, umanità a poesia, sotto il segno di una riposta radicalità esistenziale, per risalire dalle emozioni ai contenuti spirituali della propria ragion d’essere. E quel patrimonio si è costituito nel corso della intera esistenza, segnata dai luoghi dove è nata, dalla umanità che in quei luoghi si identifica, dalle vicende grandi e piccole che, nello scorrere della vita, vi si sono depositate. Ecco perciò coesistere, nella sua ispirazione, tradizione e futuro, la nostalgia e il sogno, il coraggio della fedeltà e il ·coraggio dell’eresia, la cultura popolare e il filtro della modernità. Si aprono così in questo libro gli spazi tematici che il respiro della immaginazione attraversa e riporta a nuova, emblematica esistenza. «Il paradiso è qua» è una suggestiva metafora: se restiamo alla lettera, il paradiso di cui parla la Mutolo è la sua Arenella, la borgata marinara di Palermo, con le sue barche, i pescatori, le case, le tradizioni della civiltà del mare, i linguaggi della gente. Averla definita «paradiso» è un atto linguistico-simbolico che riferisce in chiave lirica del suo amore per quel luogo dove è nata e cresciuta, dove si sono formate le basi su cui si sono strutturate la sua personalità sociale, la sua anima di donna, l’impegno intellettuale. E la nozione di paradiso può essere estesa a Palermo, alla Sicilia.
Sotto tale profilo la sua premessa alla silloge è rivelatrice («non illudiamoci che fuori dalla Sicilia tutto sia più facile» ci dice, e invoca la «speranza di cambiare con coraggio» mantenendo «attaccamento alle tradizioni») della sua intensa sicilianità, come pure i contenuti delle sue liriche ce ne cantano la «paterni tà» culturale-antropologica. Ma è sul qua che bisogna riflettere. In questo caso si va al di là della fisicità dei luoghi e della storicità del vissuto: il «qua» nasconde il punto segreto dell’anima: il luogo del sogno e della verità. Diceva Sant’ Agostino che nella interiorità dell’uomo vive la verità: quando la si raggiunge, il paradiso non è più né altrove né lontano, ma qua. Questo, a me pare il cammino di Maria Rosaria Mutolo che è cominciato dall’Arenella di Palermo, dal dialetto vivo della sua gente, e che si orienta verso più maturi traguardi di poesia.
Salvatore Di Marco
Da “Spiragli”, anno XX n.1, 2008, pagg. 63-64.
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