IL QUARTIERE
Quasi pentito di esistere,
il vecchio quartiere
grida, stracci, vento
respira
e vagabonda senza peso
sin dal mattino.
Tenero e saggio i] vecchio,
un rondone al raggio di sole.
Sull’ uscio morsi di cielo
ed erba chiudono la soglia.
Tardi arriva i] politico,
in fretta, indaffarato.
I fedelissimi attorno.
Subito pronto i] fotografo.
Accanto un bambino
in posa: nuovo spirito pervade,
Egli parla per tutti e tutto dice
a tutti: sugli errori del passato
sulle speranze del futuro.
A sera grande pausa per tutti.
Il deserto sui petali del politico
fiorirà ricco di frutti.
Sulla soglia di casa sonnecchia,
ormai vecchio Mosè.
Il bianco profumo del gelsomino
al giorno che muore
s’attacca, confusa preghiera.
Una morte rovesciata
il pane della miseria.
Godono in tumulto i passeri
con l’ultima luce
incorniciata nelle strade.
Parole già sfatte
appassiscono
su angoli di memorie.
Fuori, la notte
scivola chiusa in se stessa:
non fa rumore.
Delle illusioni
ciò che resta muore sul cuscino.
Carmelo De Petro
Da “Spiragli”, anno XX n.2, 2008, pag. 49.