Ispira i singoli dipinti di Emilio Guaschino una vasta tematica. È una singolarità che non esclude affinità categoriali valide come fondamenti di legittime aggregazioni e lo dimostrano due elementi che emergono fin dal primo approccio e rimangono costanti. Uno è di tipo contenutistico ed è costituito dall’uomo come soggetto; l’altro, di tipo affettivo, ed è il sentimento con cui l’artista ne osserva la vita, la considera e la rappresenta. È un sentimento di solidarietà, che anima quell’osservazione attenta e si traduce nel dare evidenza non solo alle tante forme di impegno cui il quotidiano problema dell’ esistenza obbliga l’uomo, ma anche agli effetti che ne conseguono e che sono spesso sintomo di pena. Quasi a dimostrare che anche la pittura, come la poesia, sua «consorella» nel molteplice manifestarsi dell’ Arte, ha la sua Musa, il suo motivo ispiratore predominante, nella sofferenza. Viene in mente il Leopardi di: «Ahi, dal dolore comincia e nasce l’italo canto!»
Questa sofferenza, Guaschino la coglie nell’intimo e la esteriorizza nel suo vario attuarsi. Prevale la rappresentazione del peso della durezza del lavoro: nei campi, nelle miniere, per le strade, nelle occupazioni più umili e faticose, disumananti; la attestano con efficace chiarezza i segni marcati nel fisico e nella psiche. Intervengono, a volte, atti significativi di volontà di reazione a tanto patire, proteste intese ad acquisire condizioni di vita adeguate a dignità umana e si esplicano in tentativi drammatici fino al tragico, quali ad esempio l’eccidio di Portella della Ginestra.
La sentita partecipazione ai disagi di tanta umanità muove la mano dell’artista che, avvalendosi di assoluta padronanza delle tecniche specifiche, incentrate sulla incisività assicurata dal contrasto fra bianco e nero, unisce realtà e fantasia e trasfigura quei documenti di vita in testimonianze invocanti un doveroso riscatto. Questo significano i lucidi e penetranti occhi aperti su tanti volti di anziani, so1cati da rughe profonde, con tipiche coppole, indicative della sicilianità di questa umanità che vive in una terra tanto amata da questo polentone con cuore di terrone, come si autodefinisce Guaschino, anche se questa Sicilia può ben definirsi una metafora di tanta umanità afflitta in eguale misura.
Rientrano in questo gruppo di figure umane impegnate in umili occupazioni ragazzi soggetti a privazioni e rinunce fin dagli anni che dovrebbero essere quelli della spensieratezza, che pure viene luminosamente espressa, quasi a dare risalto al contrasto, nei dipinti che raffigurano ragazzi intenti ai giochi. Guaschino assicura inoltre significativo risalto a diverse figure di madri con teneri figli e le spalle avvolte in tipici scialli, che sembrano quasi in attesa di chi tomi dal lavoro; attestano un’esistenza dominata dall’ansia, ma anche una piena coscienza dei compiti inerenti al ruolo, appunto, di madre. Ma alla donna è dedicata una parte cospicua della sua produzione. Sono nudi di donna e sono carichi di sensualità, configurata quasi palpabilmente, per la costante presenza di seni in risalto insieme ad altre curve, e tutti turgidi, prominenti; sono segni di una volontà di significare l’amore nel suo oggi prevalente valore di senso e di sesso e di dare risalto al potere di seduzione che Natura assegna alla donna e che, se è impiegato in funzione di quello che è noto come «il mestiere più antico del mondo», anche perché sublimato dalle particolari pose, riporta tali donne nell’ambito di quel lavoro cui l’Artista ha attinto la dimensione privilegiata della sua tematica, caratterizzandola tutta quanta nell’ambito storico del realismo ma al tempo stesso arricchendola di sentimenti che le assicurano vitalità di poesia.
Antonino De Rosalia
Da “Spiragli”, anno XIX, n.1, 2007, pagg. 51-52.
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