MARIA CRISTINA MAGGIO, Le circostanze, collana di narrativa «Meridiana», I.l.a. Palma, Palermo-Sao Paulo.
Un «passeggiatore della vita»
«Non vi è grandezza né piccolezza, né nobiltà né bassezza, né bene né male. Tutte queste cose sono relative, dipendono dai tempi e dalle circostanze, dall’apprezzamento degli uomini e dalle opportunità.» È davvero esplicativo questo vecchio proverbio cinese che chiude l’ultimo romanzo di Maria Cristina Maggio dal titolo, Le circostanze, nel senso che conferma quanto, per l’autrice, il destino e i comportamenti degli esseri umani siano frutto di elementi provvisori; nulla vi è di fisso, tutto si mescola nella dimensione cangiante del destino fatale.
Protagonisti un uomo «narciso» ed egoista, concentrato su se stesso, e una donna giovane, affascinante e possessiva, che lo costringe a fare i conti con se stesso, in un clima di amore e di tensione che gli causa un senso di malinconia fino al punto da indurlo a lasciare moglie e figli e analizzare i suoi sottostanti meccanismi psicologici. In realtà è la storia di un uomo che ha accettato di farsi trasportare dall’occasionalità, dalle circostanze appunto, e si è sempre rifiutato di assumere le redini della propria vita, quella vita errabonda e amareggiata che nel racconto sembra non appartenergli.
Un individuo che ha vissuto come se accumulasse sensazioni, quasi a farne una collezione, come se la sua esistenza fosse un mezzo per eternare l’istante magico che, invece, egli mummifica e stilizza mascherandosi dietro se stesso. Un perfetto passeggiatore della vita che cammina senza sapere dove va e guarda senza vedere quello che vede. Sono gli incontri che fanno da padroni; è la mancanza di una morale che non gli permette di avere il senso della realtà; è l’innata non consapevolezza del sé che fa venire il sospetto che non si tratti di un vero uomo, ma di un piccolo uomo che, in realtà, non vuole crescere, non vuole responsabilizzarsi.
II primo plauso che viene spontaneo fare alla scrittrice è per la capacità empatica di introdurre, in uno stile lineare moderno, un protagonista maschile, rispecchiandosi in lui con energica introspezione, quasi occultamente, svelandone i più reconditi sentimenti e, ancor più, le sue problematiche interiori che non possono non differenziarsi da quelle di una donna, non tanto nella sua struttura descrittiva quanto in quella esistenziale, che da sempre ha costituito una netta demarcazione tra il mondo femminile e quello maschile. Eppure la Maggio non si schiera. Ma l’autrice da che parte sta? Condivide l’atteggiamento passivo, se non fatalista dell’uomo, trascurando il vero ruolo delle immagini femminili che spesso vengono rilegate in un angolo, soprattutto la moglie del protagonista, oppure mira a svalutarne la figura?
Maria Angela Cacioppo
Da “Spiragli”, anno XVIII, n.1, 2006, pagg. 58-59.