Questo volume di Mario Tornello (con traduzione in lingua russa a fronte di ogni pagina) è stato presentato in occasione di una mostra di pittura dello stesso autore, tenutasi nel giugno 2004 presso il Palazzo delle Nazioni del Governo di Mosca. Esponeva anche la pittrice Ludmilla Kukharuk. La manifestazione è stata curata dalla moglie di Tornello, la giornalista Irina Baranchéeva, corrispondente da Roma per la «Literaturnaja Gazeta». Il libro, di cui sono state lette alcune poesie in russo, ha riscosso un vivo successo, contribuendo al clima di simpatia esistente tra Russia e Italia. Può essere considerato un vero e proprio libro d’arte, contenendo, intervallate tra poesie e prose, riproduzioni delle sue opere pittoriche. Guttuso e persino Picasso (oltre che i critici Sobrino, Civello e tanti altri ancora) si sono espressi sulla sua validità di pittore e sul suo essere un adoratore di quell’isola senza tempo che è la Sicilia.
Queste pagine prendono per mano il lettore e spiegano, attraverso descrizioni paesaggistiche (come quella splendida di Erice), saggi (esemplare la ricostruzione della visita dei Romanoff a Palermo), e soprattutto stralci struggenti di diario, come è avvenuta la formazione spirituale dell’uomo Tornello. E così il lettore può rievocare la dorata infanzia del giovane Mario a Bagheria, le sue sofferenze in seguito ai bombardamenti della seconda guerra mondiale su Palermo, attraverso fatti e personaggi di forte interesse documentario.
Lo rivediamo ragazzo in sella alla sua bicicletta, mentre fa amicizia con i soldati americani, o mentre si inerpica sulle macerie, per mettere in salvo i libri della casa sventrata.
Degno complemento di questo volume scaturito dal cuore sono le poesie, musicali, evocative, mediterranee come l’anima di chi le ha composte. Basti qualche esempio: «Cercherò me stesso, / suggerirò umori di perdute stagioni»; «Festa di cicale / è il frinire sugli ulivi di cenere»; «Stanotte ho planato in sogno / sul mio caldo paese / disteso come gatto al sole»; «Conserverai un’onda azzurra / ed un frutto solare, / per quando, disfatto, / poserò in vista del mare». È opportuno, a conclusione, riportare un illuminante pensiero dello stesso Tornello: «Il poeta scende dal ciclo o risale, appoggiandovi, la scala dei suoi sentimenti che gli parlano con voce sommessa. Un uomo senza sogni non è un uomo.»
Elisabetta Di Iaconi
Da “Spiragli”, anno XVI, n.1, 2005, pagg. 45-46.
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