P. Russo, Siculospirina (45 compresse di purissimo siciliano), Palermo, Flaccovio, 2010.
Lingua, altro che dialetto!
Libri come questo dovrebbero essercene tanti, persino incentivati e voluti dalla Regione Sicilia che dovrebbe tutelare il siciliano come lingua del popolo e, ancora, attivarsi perché sia insegnato alle giovani generazioni e usato, ricorrendo ad ogni mezzo, anche legislativo, pur di raggiungere questo l’obiettivo. Ma la Sicilia non ha trovato l’uomo che faccia attuare lo Statuto e continua ad avere un’autonomia che non ha niente a che vedere con quella auspicata dai padri propugnatori!
Ritornando al libro, Russo esamina alcuni vocaboli (Accùra, canzìati, mòviti, ammuccàri, spirtìri, ecc.) e fa notare l’equivoco di cui sono carichi o il significato pregnante che difficilmente troviamo in un’altra lingua. Il tutto tra il serio e il faceto, con una scrittura che coinvolge e spinge alla lettura. Parafrasando il sottotitolo, il libro è composto di 45 vocaboli, presi in esame così come si prendono le compresse che sono sempre prescritte in dosi, senza l’assillo di ingoiarle col pericolo di procurarsi il male.
Il “medico” Pippo Russo prescrive una lettura che aiuta ad assaporare la ricchezza, la complessità ma anche la bellezza e, quindi, la dolcezza di questo linguaggio che, prendendo come l’ape da fiori che si sono radicati (tanti quante le culture e le dominazioni) nel corso dei millenni in terra di Sicilia, dice più di quanto non si parli.
L’ultima delle otto sezioni del libro è dedicata alle osservazioni-riflessioni che noi, tenendo conto dell’incipit di questa scheda, inviamo ai deputati regionali e ai detentori del potere perché possano intervenire a tutela del patrimonio linguistico-culturale che è traccia delle nostre migliori tradizioni e invidiabile vestigia dell’antichità.
Ugo Carruba
Da “Spiragli”, anno XXII, n.2, 2010, pag. 63.