«Pigliami il vestito più elegante
ché dovrò uscire»,
chiedevi l’altro ieri
a Pina, dopo che avevi perso
a letto le forze; non di più. E ieri
ti abbiamo preso il vestito più elegante
fatto dalle tue mani
abili e fini.
Ma noi ti abbiamo riportato qui
nella placida terra sotto il pizzo
di San Calò delle Grazie, oggi col velo,
calcata da Giordano da Santo Stefano
che tu pregavi col tuo violino,
e dal venerabile Fra’ Vincenzo.
Avrai sempre la loro protezione
e della Romita della Quisquina
che pure invocavi con la tua musica.
Insieme, o padre, abbiamo fatto
da Palermo l’ultimo viaggio
e rivisto gli stessi luoghi
rifioriti di verzura che coglievamo
con te e non cercheremo più senza di te.
Di fronte hai il Calvario,
laggiù il paese,
nel suo centro la tua casetta
dove sospiravi gli ultimi giorni.
Non sei solo: ti benedicono i Santi
e qui c’è tua madre e tuo padre,
i tuoi fratelli, i tuoi nonni e gli zii,
l’arciprete Abella, tua guida, gli amici
e ritorneremo noi e la tua Erina
fedele, che sposasti, come ieri,
mercordì di San Giuseppe intercessore,
il sette febbraio del quarantacinque,
con l’altro vestito più elegante.
A presto. Chi legge preghi per te.
Calogero Messina
S. Stefano Quisquina, 8 febbraio 2007
Da “Spiragli”, anno XIX, n.1, 2007, pag. 49.
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