Una poesia-presagio di Joanyr de Oliveira
Barack Hussein Obama
punta la prora sulla Casa Bianca.
Viene da lontananze il suo sorriso
sventolando bandiere solidarie
d’amore
nel crogiolo di razze ch’è nel mondo.
A te, compagno Obama, il benvenuto!
La terra è pronta
a seguire i tuoi passi
per l’allegria ch’emana dal tuo viso.
Mentre intristisce la tua patria bianca
e un mostro di mattoni
(ormai in-stabili)
e i posteri (i suoi postumi?)
decretano la fine del gigante
nel coro di lamenti di un tramonto
nel caos,
sii benvenuto, amico . ..
(Gli imperi
hanno tutti un’aurora ed un tramonto:
così awenne il tracollo dei Macedoni,
dei Romani, dei Franchi, degli Inglesi
o di altre potenze, grazie a Dio . .. )
Chissà che alle tue mani,
amico Obama,
non tocchi di dirigere il cammino
dell ‘avido Zio Sam alla sua fossa,
preludio
al requiem che Wall Street
ha guadagnato.
Già l’USA più non usa calpestare
l’onore
di popoli indigenti e indifesi,
né osa proclamarsi più sceriffo
del mondo intero .. . Il dollaro
smagnsce
e insonne si corrode nel confronto
con l’euro neonato. Non gli resta
che il ripudio di tutti i meridiani.
Caro fratello Obama,
è pena che tu sia entrato in scena
in un clima confuso di tragedie,
costretto a camminare tra le fiamme
appiccate nel cuore dell’Oriente
da incaute mani.
Meriti dunque un canto che confonda
quanti sotto qualunque latitudine
da “Spiragli”, 2008, n. 2 – Antologia
stanno a discriminare e che risuoni
sui ruderi del continente nero
sino all’ estremo sud.
Di te conservo tristi ricordanze
di quelli che preclusero ai tuoi avi
le porte ai sogni.
Anche se in te confido, amico mio,
e nella gente tua semplice e onesta,
labirinti antivedo e abissi, il buio
dalla mano di Dio predestinato
sui vaticini di profeti falsi
per i falsi cristiani, falsi amici
dei popoli, dell ‘uomo,
cO,struttori di imperi che hanno sparso
lacrime sulla terra.
Brasilia, 8 giugno 2008
Joanyr De Oliveira
Da “Spiragli”, anno XX n.2, 2008, pagg. 46-55.
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