Angelo Scandurra, Vivere la parola (Pref. di C. Muscetta), Bonanno Editore, Catania, 1989, pagg. 140.
Angelo Scandurra, bibliotecario presso il comune di Valverde, poeta, editore, saggista, ha avuto una serie di esperienze in campo artistico e letterario ed ora ha pubblicato un originale libro di interviste.
Al suo attivo ci sono, infatti, due libri di versi (Proposta per incorniciare il vuoto, 1979 e Fuori delle mura, 1983), un saggio storico (Valverde un comune dalla leggenda alla storia, 1977) e un testo teatrale (Evoluzioni di una metamoryosi, 1978); ha fondato il «Gruppo Teatro Nuovo di Valverde» e la rivista letteraria «Il girasole»;
ha dato vita a «Il Girasole Edizioni», dove ha pubblicato opere di saggistica, di poesia e di narrativa, gli ultimi dei quali di Luigi Compagnone e di Luca Canali.
Questa sua ultima opera, Vivere la parola, è strutturata in una serie di interviste, effettuate fra il 1981 e il 1987, rivolte ad alcuni fra i maggiori personaggi della nostra epoca. Si tratta di un tentativo di portare avanti un discorso nuovo che, all’informazione rapida ed essenziale, associ una documentazione dei fatti, inquadrati in una problematica storica, tale da suggerire spunti per una personale rimeditazione degli argomenti trattati. Il dialogo si trasforma, quindi, in contenitore di sogni, dove, alcune fra le persone più rappresentative e note del nostro tempo, traggono le conclusioni sulla propria vita, sul proprio lavoro ma, soprattutto, sull’eterno contrasto fra i due aspetti della stessa medaglia: la vita e la morte.
Vengono così intervistati poeti come Léopold Senghor, Attilio Bertolucci, Mario Luzi, Dario Bellezza, Nelo Risi, Emilio Isgrò: scrittori come Cesare Zavattini, Fortunato Pasqualino, Leonardo Sciascia, Enzo Siciliano, Antonio Aniante, Eduardo De Filippo, Giorgio Saviane, Luca Canali, Giuseppe Bonaviri: registi cinematografici come Michelangelo Antonioni e i fratelli Taviani: registi teatrali come Giorgio Strehler, Orazio Costa, Tino Schirinzi: attori come Valeria Moriconi, Glauco Mauri, i fratelli Maggio, Salvo Randone, Vittorio Gassman, Giorgio Albertazzi; cantanti come Giuseppe Di Stefano e Maria Carta, cantautori come Gino Paoli ed Enzo Iannacci e uno scienziato come Norberto Bobbio.
In Vivere la parola il gioco della scrittura unifica tutto. La raffinatezza tecnico-stilistico-strutturale delle domande penetra nei personaggi, cercando di comprenderli e di giustificarli dall’interno. Ed ognuno riesce ad essere autenticamente se stesso (cosa abbastanza difficile per persone che, in ogni caso, interpretano un ruolo, nella vita).
Molto originale la prefazione di Carlo Muscetta, in forma d’intervista, il quale afferma, fra l’altro: «Il genere dell’intervista non è nuovo, ma non a caso oggi ha una particolare fortuna dovuta alla prevalenza della cultura orale. Ovviamente in televisione siamo abituati alla banalizzazione di questo genere… Tu come intervistatore» scrive, rivolto a Scandurra, naturalmente, «hai una problematica fondamentalmente esistenziale, per cui consideri importante la risposta quale che sia l’attività culturale, la minore o maggiore rappresentatività storico-sociale dell’intervistato… La tua amorosa provocazione ha una ‘ingenuità’ specchiante, da cui l’animo dell’intervistato viene fuori nella sua autenticità o nella sua artificiosità. Perciò queste interviste hanno tutte un valore ‘storico’, che non potrà essere trascurato da chiunque abbia curiosità di conoscere più a fondo questi protagonisti della nostra vita culturale».
Emanuele Schembari
Da “Spiragli”, anno I, n.3, 1989, pagg. 65-66.