Guardai il cielo quella notte e vidi
il passato, cadevano le luci
fredde di stelle,
che io non so se esistano davvero
ovvero se lì ci sia un futuro.
È assurdo immaginare; ma per loro
il futuro ero io, nella grandezza
dell’universo,
io ch’ero riuscito a intravedere
nella distanza il tempo e la certezza
d’una esistenza fisica/reale:
la vita
non può essere sogno (forse il sogno esiste?),
tutto è reale, pure se infinito
mistero del creato e le sue stelle …
Joao Baptista Sayeg
(Trad. di Renzo Mazzone)
Da “Spiragli”, anno XX n.1, 2008, pag. 51
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