M. Caruso, L’ascensore di Cartesio, Mazara del Vallo,1996, pagg. 78.
Questo secondo romanzo, L’ascensore di Cartesio, rivela la tendenza dell’Autore ad approfondire l’indagine filosofica volta anche qui alla ricerca affannosa della verità.
In questa ricerca il lettore talvolta è disorientato e non riesce a distinguere la realtà vera da quella virtuale.È, per fortuna, uno sbandamento momentaneo e serve, anzi, da stimolo alla verità; è uno sbandamento che rivela l’ansia eterna dell’uomo verso quella verità che è solo capace di fugare ogni dubbio e ogni incertezza.
Ma la via che conduce ad essa è difficile: «Avevo avuto la presunzione di uscire dal dubbio e conquistare la verità con le mie sole forze. Ero sprofondato nell’inganno». Cosi fa dire l’Autore al protagonista, dimostrando ancora una volta che, nonostante il progresso della scienza, i dubbi permangono e l’uomo può solamente tentare di pervenire alla conquista della verità.
Spesso, però, in questa ricerca rimane deluso ed insieme illuso: «Ricordo il tepore di un letto, l’odore delle piume del mio cuscino e… un profumo di maiale arrosto. Chissà chi lo stesse cucinando!»
Ricompare il dubbio, ma è proprio questo dubbio che mette in moto quel meccanismo che ci induce a far di tutto per risolverlo.
Antonella Scardino
Da “Spiragli”, anno IX, n.1, 1997, pagg. 41-43.