Prima raccolta di versi di Nicola Lo Bianco, insegnante di materie letterarie al Liceo Classico di Termini Imerese, con varie esperienze in campo teatrale e con varie opere messe in scena. Si tratta di eventi non collegati a fatti usuali e letterari dietro ai quali c’è la Palermo dello Zen, dei baraccati, dei transessuali, la mancanza di contatti umani e la dispersione dilagante del dramma dell’uomo contemporaneo. Rappresenta un tragitto commovente, vissuto, nei cui versi è trasferita la tensione tipica della poesia dialettale. ?Lo Bianco individua una sua precisa identità, sia umana che letteraria, innescandola nelle matrici di una cultura popolare capace di necessarie acquisizioni e di scrollamenti». Questo è quanto scrive il critico Francesco Carbone, del Centro Studi Ricerca e Documentazione «Godranopoli?. Infatti viene sottolineata, in questa poesia, dura, narrativa, dall’andamento poematico, l’attualità dei motivi sensibilmente tesi ad interpretare la tragedia spirituale dell’uomo di oggi, travolto da un’egoistica rabbia e distrutto dalle contraddizioni e dallo scontro fra la società dei consumi e l’individuo, a livello problematico. Il poeta, in questa sua prima opera, dimostra una personale visione delle cose, apparendo come il disilluso personaggio che può interpretare la quotidianità contemporanea.
E. Schembari
Da “Spiragli”, anno I, n.3, 1989, pag. 64.
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