O Dio, sapendo che ci sono cento
e più bilioni di galassie in giro
ed in ognuna
più di cento miliardi d’altre stelle,
come non aver fede? Ed io potrei
spiegare un universo come questo
fantastico, che con i suoi misteri,
il suo linguaggio
ed il suo modo d’essere
va al di là dell’immaginazione?
lo so
che nessuno risponde al mio chiamare
e niente
indica che il mio grido è stato udito.
Cerchiamo di pensare:
nell’universo noi saremmo soli?
Perché non c’è risposta?
Siamo forse un errore nel progetto?
Siamo nel gioco, o siamo di riserva
per qualcosa più in là,
chissà se un giorno?…
Tu non interferisci in questa angoscia?
O ne approfitti e stai
a ridere di noi? Non meritiamo
misericordia? Siamo irrimediabili
e perduti nel tempo, nella luce,
nell’ ombra, nelle tenebre, l’ignoto?
Dimmi, se vero esisti, perché questa
tua maschera di tigre non si svela
nell’infinito dei tuoi anni-luce?
Tu forse hai fruito
di questo nostro dubbio secolare.
Forse il mistero di quest’universo
o il suo miracolo
sarà il nostro castigo, e noi saremmo
venuti qui dal cielo per goderci
il privilegio di svelarlo un dì?
Con tutto, io so che ancora
noi non siamo nemmeno all’albeggiare
del Paradiso in terra …
Joao Baptista Sayeg
«L.B .» n. 45, 2007
Da “Spiragli”, anno XIX, n.1, 2007, pag. 47.
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