Rino Giacone, Il bestiario comparato, Ed. Ct Sera, 1989, pagg. 64, s.p.
Questo volume, in edizione di pregio, pubblicato in occasione del 35° anniversario della fondazione del periodico «Catania Sera», con illustrazioni di Luigi Patinucci, segue un filone – quello della satira – che ha illustri predecessori. Ma non è meno illustre il poeta-critico-letterario e scrittore catanese Rino Giacone, collaboratore del quotidiano «La Sicilia», per la parte culturale e del settimanale «Catania Sera», edito da Giuseppe Massa.
L’argomento di questi epigrammi riguarda gli animali, che godono di una lunga tradizione letteraria, da Esopo a Marziale, a Giovenale e, perfino, a Catullo. Ma c’è anche l’epigramma greco, che ha una varietà maggiore rispetto a quello latino e si adatta, come queste poesie di Giacone, a tutte le occasioni e le circostanze della vita. È un epigramma realistico e prezioso che, oltre per un singolare carattere di concretezza, per la varietà di tono, che comprende la battuta, la riflessione rapida e profonda, è gradito in un momento in cui si punta alla satira e al realismo per svecchiare la tradizione.
La prefazione è di Emanuele Mandarà, il quale scrive, fra l’altro, che «gli esemplari di tale zoo ideale, impersonano, è ovvio, altrettanti prototipi di fauna politica e sociale, periferica o di centro, della nostra contemporaneità». E lo stesso Giacone, nella premessa, sostiene che «chi credesse di riconoscersi in una delle bestie descritte non se la prenda: la somiglianza tra uomini e bestie è naturale e quasi scientifica». Ed ora un paio di epigrammi, tanto per avere l’idea di questo Bestiario comparato di Giacone: «La pasta col nero di seppia / dalle mie parti è un piatto prelibato / …Solo quel tal poeta / grafomane incallito / usa l’inchiostro di seppia / per scrivere il poema infinito» (La seppia). «Quando comincia a gracchiare / (e lo fa tutte l’ore) / non c’è nessuno che la può fermare. / Gracchia di tutto / dalla politica alla geologia / e con più che evidente competenza / anche d’ecologia. / S’interessa in sostanza d’ogni cosa / come fa l’ape sulla rosa».
Emanuele Schembari
Da “Spiragli”, anno I, n.4, 1989, pag. 55.