F. Centonze, Al di là della siepe di bosso (Romanzo), Firenze, 1995.

Dalla Prefazione al romanzo dell’amico Antonino De Rosalia pubblichiamo questo breve stralcio che sintetizza la portata umana e letteraria di Ferruccio Centonze: 

-Anche questa volta l’opera del Nostro nasce sotto il segno della pietà umana, ma si tratta di una pietà più sofferta, perché la penosità dei fatti narrati coinvolge l’autore più direttamente […]. La materia, insomma, ha un fondo autobiografico molto spesso, e non nel senso in cui ogni scrittura di poeta è, inevitabilmente, autobiografica, bensì in quello, più proprio di trasfigurazione di esperienze in gran parte realmente “partecipate”. La pietà, allora, non è più rivolta verso taluni soggetti o ambienti esterni, che peraltro l’umana considerazione salva dal rischio del nudo colore realistico, ma appartiene in uguale misura al narrato e al narrante, si tramuta quindi in sincera tristezza e pervade uomini e cose: sunt lacrimae rerum, con quel che segue». 

Salvatore Vecchio

Da “Spiragli”, anno VII, n.2, 1995, pagg. 31-32.

 

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