JUSTIN VITIELLO, Labirinti e vulcani nel cuore della Sicilia, collana di narrativa «Memorie/Testimonianze», I.l.a. Palma Mazzone Produzioni, Palermo 2005.

Labirinti nel cuore della Sicilia. Un iter socio-culturale dell’isola 

A fine anno è stato pubblicato dall’I.l.a Palma l’ultimo volume dello scrittore italo-americano Justin Vitiello, di origine napoletana, docente di letteratura italiana all’Università di Philadelfia. In questi Labirinti e vulcani nel cuore della Sicilia, Giustino, così chiamato affettuosamente dagli amici siciliani, ci conduce, tra storia e cronaca, in un appassionante viaggio attraverso l’anima e il cuore di una Sicilia senza tempo, epicentro di una cultura universale. Una terra nella quale si percepisce da una parte un senso di attesa e di speranza di una possibile trasformazione e da un’altra, un’ansia, una paura per il proprio destino, per il proprio futuro. Cinquant’anni di passione civile, cinquant’anni di Sud civilmente seguito e osservato nella sua faticosa e contraddittoria crescita umana e storica, cinquant’ anni di speranze e di trasformazioni epocali. 

Giustino, con scrupolosa precisione documentaristica, accompagnata, a volte, anche da una pungente ironia, indaga, scopre e divulga i problemi civili e sociali in cui si imbatte in ogni angolo dell’isola. E lo fa attraverso un triplice approccio, costituito da uno sguardo attento al presente, che, però, non è piatta cronaca ma racconto dell’attuale, uno lanciato verso il futuro, che non è mai mera utopia bensì tentativo di intuire, in itinere, i processi evolutivi, e uno rivolto al passato che non è nostalgia o sterile filologia, ma impegnata ricostruzione storica. Dà così vita, in un linguaggio originale e in uno stile essenziale, a pagine che, pur leggendosi tutte d’un fiato, lasciano un segno indelebile, e ci fanno rimanere impresse le vite e le vicende di tanti individui altrimenti anonimi. 

Un mondo di contadini che lavorano da sole a sole, comunità baraccate investite dalla dinamica della società tecnologica e del consumismo, un popolo di volti e di anime che cercano di inscrivere la loro paziente esperienza nelle coordinate della contemporaneità, scongiurando il pericolo di rimanere per sempre fuori dalla storia. Un mondo oscurato dagli orrori della violenza, un presente su cui incombe sempre il pericolo di morte e di autodistruzione, minacciato dall’ apocalisse nucleare, ma nel quale affiora uno spiraglio di speranza: la possibilità di cambiare questa realtà, opponendo alla violenza l’educazione non-violenta e attraverso la dignità, il coraggio, la giustizia e forme diverse di resistenza e di impegno, portare dalle ombre alla luce il meglio dell’umanità e della cultura siciliana. 

Dora Maran

Da “Spiragli”, anno XVI, n.1, 2005, pag. 53.

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