LUCIO ZINNA, Il mondo narrativo di Lu- ciano Domanti, collana «Profili », Ila Palma, Palermo, 2008.

Profilo di uno scrittore siciliano che ci ha dato pagine esemplari 

Il libro di Lucio Zinna, così come lascia intuire lo stesso titolo, è interamente dedicato allo scrittore, nato a Castronovo, in Sicilia, dove ha trascorso parte dell’adolescenza con i nonni, che hanno svolto un ruolo importante nella formazione dell’autore, così come la sua terra natale. 

Il libro si divide in due parti. Nella prima si introduce Luciano Domanti, le sue opere ed il suo genio artistico; nella seconda si raccolgono diversi brani di critica sui suoi racconti. Entrambe le sezioni sono estremamente interessanti. Permettono infatti, rispettivamente, di avere un panorama completo sul mondo dello scrittore e inoltre, diremmo, di toccare con mano singolarmente i suoi libri, facendo quasi un salto all’interno delle varie storie tramite i testi della critica. 

Si parla così de Gli occhi di poi, silloge di racconti che descrive la sua esperienza da giornalista, anzi addetto stampa della Presidenza della Regione Siciliana, che permette al lettore di immergersi in una vita di incontri tra pubblico e privato, conditi con il sale raffinato di una fantasia sbrigliata che sa rendere personaggi significativi persone a volte scialbe. 

Prima c’era stato Il cerimoniale, un manuale anzi una guida veramente preziosa, sulle norme che regolano le relazioni tra enti ed organi pubblici. Il libro non è esclusivamente un’elencazione di regole ma è arricchito e reso coinvolgente da descrizioni di ricevimenti, colazioni e pranzi ufficiali. 

Continuiamo con Che mafia quella mafia, in cui protagonista è la comunità di Castronovo coi suoi personaggi che rivelano l’animo di una popolazione e l’estro dell’ autore. Da notare come, anche se il titolo lo lascia pensare, il tema non sia la mafia della cronaca nera, tanto che la parola in sé è pronunciata raramente all’interno di tutta l’opera. 

Seguirà, più tardi, come l’autore stesso dirà, nel sottotitolo, «dietro le quinte del Palazzo», l’umoroso e, perché no?, alquanto umoristico Buongiorno Presidente, che narra episodi, edificanti o meno, dei primi governanti siciliani della Regione autonoma. 

Finiamo, giusto per citare i principali libri, con La luna di Serradifalco, che tratta di una storia reale ambientata in un luogo altrettanto reale. Lo scritto riconduce al tema dell’emigrazione interna, dal Sud al Nord d’Italia, precisamente a Prato, la zona forse più laboriosa della Toscana e così ci troviamo di fronte al solito stereòtipo che il siciliano buono si trascina a causa di quello malvagio: la solita equazione sicilianomafioso. 

L’estro e la genialità di Luciano Donanti ha fatto sì che venga collocato insieme ai grandi della letteratura siciliana come Verga, Sciascia e Deledda. Nelle sue opere non mancano le allusioni, se pur indirette, a questi autori. Ne La luna di Serradifalco domina il detto Cu nesci arrinesci ossia «chi esce riesce», vendicando il fallimento di ‘Ntoni di Padron ‘Ntoni dei Malavoglia; si fa riferimento ad una presunta presenza mafiosa, poi effettivamente assente, che supera Sciascia; si richiama Ciulà di Pirandello e così via. 

Luciano Donanti, aggiungerei meritatamente, ha vinto il Premio «Campofranco» ed ha ottenuto una targa al merito letterario dall’ Assessorato Cultura della Provincia di Palermo. 

Elisa Fontana 

Da “Spiragli”, anno XXI n.1, 2009, pagg. 62-63.

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