Marcello Veneziani, Amor fati – La vita tra caso e destino, Milano, Mondadori, 2010.

Amare il destino

L’ultimo libro di Marcello Veneziani è intitolato Amor fati. L’autore, editorialista del “Giornale”, con al suo attivo diverse opere di filosofia, storia e cultura politica, afferma scherzosamente che si tratta di un saggio da leggere a piccole dosi, perché una lettura tutta d’un fiato potrebbe causare effetti collaterali da sovraddosaggio.

Già a partire dal titolo, il libro invita ad amare il destino, che vuol dire accoglierlo e accettarlo con tutti i suoi limiti e le sue responsabilità.

Invece, «nel senso corrente il destino è pensato come un crudele gendarme che strappa alla vita e inchioda a una sorte». Secondo l’autore, è proprio questa mancata accettazione del destino da parte degli uomini contemporanei che ha tolto il senso alla loro esistenza, svuotandola della sacralità di un piano escatologico e consegnandola alla cieca inconseguenza del caso, che li disconnette irrimediabilmente da passato e futuro, risucchiandoli nel vortice del presente.

«Oggi molti vivono una vita priva di senso, ma gremita di accessori». Da ciò la perdita d’identità e persino uno sradicamento dal proprio humus, che alla lunga induce paradossalmente a cercare rifugio nella superstizione degli oroscopi, dello zodiaco e della scaramanzia, misero residuo dell’ormai perduto spirito religioso.

«In realtà il destino radica l’essere nell’avvenire, dà senso all’accadere, connette l’esistenza a un disegno e a una persistenza. Essere è avere un destino ». Infatti, nell’ottica di un disegno di ampio respiro che ci rende tutti interdipendenti, pur nell’autodeterminazione del libero arbitrio, nulla accade per caso e il più piccolo evento può essere letto come segno di una grande volontà progettuale.

Brigida Fagone

Da “Spiragli”, anno XXII, n.2, 2010, pagg. 59-60.

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