Addio a Mario Tornello
Lo scorso febbraio è morto nella sua casa di Roma Mario Tornello. Vi si era stabilito ancora giovane, come tanti siciliani in cerca di affermazione, e qui s’era accasato, pur non avendo mai perso i contatti con la sua Sicilia. Era di Bagheria, la generosa terra di tanti uomini illustri, come lui. A darci la triste notizia è stata la signora Erina, a cui esterniamo il nostro sentito cordoglio.
Noi della redazione di “Spiragli” avevamo conosciuto Mario intorno ai primi anni Novanta e da allora siamo stati in contatto, sentendoci per telefono o scambiandoci, nell’ultimo periodo, messaggi per via internet. Ci siamo visti diverse volte, a casa sua in mezzo ai dipinti, in via Rosa Raimondi Garibaldi, dove abitava, o al caffè Greco.
Sempre cordiale, era amico affettuoso e pronto, da siciliano, alla battuta, tesa a manifestare la gioia dell’incontro.
Mario Tornello era un artista che manifestò il suo estro nella pittura e nella scrittura, riversando amore per la Sicilia che dipinse nei suoi paesaggi e cantò nei suoi versi, facendosi apprezzare nel mondo artistico e letterario con premi e tanti riconoscimenti.
Scriveva in una sua nota che abbiamo pubblicato: «È tempo di tralasciare le frenesie cittadine per ritrovarsi in quei luoghi religiosi che la natura e non l’uomo ha creato. È tempo di soffermarsi ad addolcire il proprio spirito immergendosi senza scia nell’abbraccio totale di un paesaggio come nell’osservare un insetto al lavoro». Ed era quello che faceva; la natura e la Sicilia erano al centro dei suoi interessi, dipingendole nei colori vivi della terra, ora arrossata dal sole, ora immersa nel verde della vegetazione.
Egli non trascurò le tracce della presenza umana (ridenti coltivazioni o case addossate), cui guardava con tenerezza e con tanta comprensione. Apprezzava il lavoro dell’uomo e sapeva commuoversi dinanzi ai fossili che sapevano di vita passata e ai monoliti che per lui testimoniavano «le più alte espressioni di preghiera dell’uomo verso un Ente supremo, quale muta richiesta intercedente per attraversare l’Ade». Così cercava e salvava le sculture naturali, perchériteneva che la madre terra fosse essenza d’arte.
Mario Tornello era un artista versatile. Nella prosa lasciò pagine di estrema bellezza. Ricordiamo, tra tutte: “Un cherubino a Parigi” o “Il signor Piazza”, racconti ricchi di molto sentire e umani, spesso di un’umanità dolente ma vivi per la speranza che mai non manca nei personaggi. Scrive, a proposito, Carruba: «Questi racconti sono legati tra loro dal filo sottile che porta alla nostra misera umanità Ed è quanto di più vero e di più nobile l’Autore ci possa dire, quasi a conforto e ad indicarci che, in fondo, sta a noi condurre il mondo verso una vita migliore».
Così è in poesia, in lingua e in dialetto, dove il sentire del poeta si fa sentimento puro e parla la lingua di tutti, quella del cuore; la pubblicò in diverse sillogi, come: A braccia aperte (1994) e Comu petra supra ‘u cori (1995).
Mario Tornello fu molto prolifico e scrisse di tutto, collaborando con giornali e riviste, e perciò tanti lettori ora noteranno la sua assenza. Ma lui rimarrà vivo per quelli che lo conobbero e lo ebbero amico, per quello che ha lasciato in dipinti sparsi un po’ dovunque nel mondo e per la poesia che ha saputo regalarci. Ora ci guarda di lassù e noi lo ricorderemo con l’affetto e la stima di sempre.
Addio, Mario, sei con noi.
Salvatore Vecchio
Da “Spiragli”, anno XXII, n.1, 2010, pag. 26.