Editoriale
Il 22 Febbraio ’92 la Provincia Regionale di Trapani fu al centro di una giornata di studi di grande interesse che richiamò l’attenzione di uomini di scuola e della cultura.
La manifestazione si svolse in due momenti, tra essi collegati, proprio come quando alla teoria vien fatta seguire la pratica.
Nell’Aula Magna dell’Istituto tecnico Agrario A. Damiani di Marsala, gremita di un folto e scelto pubblico, proveniente da diverse parti della Sicilia, il prof. Davide Nardoni, dell’università di Cassino, teneva a battesimo il Centro Internazionale di Cultura “Lilybaeum”, sorto proprio a Marsala, soffermandosi nel suo discorso sullo stemma scelto (la “nave punica” contornata da scritta greca e latina) che rifà « nel toponimo di Marsala e nello stemma in stringata energica sintesi la storia di Marsala “, città che Cicerone definiva «“candidissima et ventosa civitas“, nei due attributi latinamente raccogliendo i dati della chorografia e dell’indole degli abitanti di Lilibeo >>.
L’elogio cadeva su Marsala, ed evidentemente sulla sua Provincia, aperta ai richiami della cultura e dell’arte; di ciò bisogna dare atto ed essere riconoscenti.
Il prof. Nardoni, dopo l’esordio, delineava le finalità del Centro: «In quella nave e nelle due scritte: la greca e la latina, racchiuso il messaggio del Centro pur mo’ nato: tutti i rami dello scibile devono aver stanza stabile nelle sue attività in una solida risonanza di accordi e comunanza di intenti per una più ampia diffusione della cultura e dell’arte; i problemi dell’Isola, della Provincia di Trapani, della Città di Marsala e dei Lilibetani devono aver la preminenza su tutti gli altri come si addice a Voi tutti che amate la vostra Città quanto più non si potrebbe”. Un modo, questo, perché – concludeva « i cittadini di Marsala vadan fieri di questa città, vaso e paniere di “romanità”, come una volta i “cives Romani” andavano fieri di Lilybaeum>>.
La prolusione inaugurale, dal tema: “Letteratura e vita“, è stata tenuta dal prof. Calogero Messina, dell’università di Palermo.
Il relatore esordiva mostrando la difficoltà (spesso è facile cadere nell’errore) di una definizione della letteratura e i suoi legami con la vita.
Il prof. Messina affrontava, poi, l’interessante tema dei rapporti tra letteratura e storia. La letteratura, meglio delle carte di archivio, è un documento aperto, palpitante di vita, di cui non si può fare a meno, specie quando si vuole delineare bene un quadro di un’epoca. Ma di una cosa metteva in guardia, e cioè che la letteratura non deve essere mai strumento di condizionamento della vita degli uomini. « C’è gente – diceva – che tutto sacrifica alla moda, rinuncia persino al proprio gusto, indossa un vestito che non è di suo gradimento, si rassegna alle scomodità, accetta le cose che fanno male alla sua salute, solo perché quel vestito, quelle scomodità, quelle cose son di moda: che direbbe la gente?>>
E così c’è gente che si fa anche impressionare dalla letteratura, sbagliando, perché la vita offre e presenta sempre qualcosa di nuovo, di imprevisto, di diverso. «Nella letteratura, però, – concludeva Messina – l’uomo potrà sempre trovare una compagnia, tante spiegazioni, e potrà ricavare da essa una carica ideale>>.
Si passava, così, alla seconda fase della serata, a quella operativa, con la presentazione, a esempio di quanto si era detto, di unafigura rappresentativa della scena letteraria e culturale del nostro tempo: Romano Cammarata, la cui opera è frutto di una vita ‘vissuta” e, pertanto, è letteratura nel senso più nobile del termine, e poesia.
Se nella letteratura l’uomo dovrà cercare «una carica ideale>>, l’opera di Romano Cammarata è una miniera inesauribile di risorse morali e sociali, è fonte di arricchimento spirituale, ma è anche poesia che eleva gli animi in una dimensione di umana dignità e fa apprezzare la vita, nonostante gli affanni e le miserie di questo mondo.
A distanza di un anno, il Centro Internazionale di Cultura “Lilybaeum”, che già si proponeva di raccogliere i lavori di quella giornata, ne assolve l’impegno (grazie a Spiragli, divenuta ormai suo strumento di divulgazione culturale), pubblicando le relazioni e gli interventi, integrati da prose e poesie edite e inedite e da testimonianze che mettono a fuoco la portata umana e artistica di Romano Cammarata.
Le illustrazioni, riproducenti alcuni suoi lavori in rame sbalzato, contribuiscono ancor meglio a dare risalto alla poliedricità dell’artista siciliano.
Così dedichiamo questo numero alla figura e all’opera di Romano Cammarata, rendendo omaggio non al dirigente della Pubblica Istruzione ma allo scrittore, al poeta e all’abile cesellatore o, meglio, dedichiamo questo numero al funzionario di Stato Romano Cammarata che, nonostante l’impegno profuso nello svolgere il suo non facile lavoro, riesce anche a trovare il tempo per dare sfogo con la sua creatività al mondo che si porta dentro, offrendoci il meglio di sé in opere di alto valore umano e poetico.
Salvatore Vecchio
Da “Spiragli”, anno IV, n.3, 1992, pagg. 5-6.