Premessa
La ricerca che presentiamo riguarda il modo d’intendere e di vivere la famiglia e il rapporto dei giovani della provincia di Trapani.
Essa è stata realizzata nei centri più grossi del trapanese (Trapani, Marsala, Mazara del Vallo, Castelvetrano, Alcamo, Castellammare, Salemi, Santa Ninfa), e cioè in una realtà socio-economica e culturale caratterizzata da un’economia prevalentemente agricola, scarsamente industrializzata e turisticizzata, con limitati stimoli culturali e scarsi centri di aggregazione per i giovani. Sono stati intervistati studenti dell’ultimo anno delle scuole secondarie.
La nostra ipotesi di partenza era che l’accelerazione dei cambiamenti determinatisi nella nostra società nell’ultimo ventennio (lavoro extradomestico della donna, messa in discussione della vecchia famiglia nucleare fondata su ruoli gerarchici e rigidamente complementari, la parità dei ruoli socio-sessuali, l’evoluzione della morale sessuale) avessero prodotto dei cambiamenti nella mentalità delle giovani generazioni del Sud nel modo di concepire la famiglia, il rapporto di coppia e le relazioni al loro interno.
Ho già evidenziato in precedenti lavori queste trasformazioni della famiglia1. Oggi, nelle società occidentali si è assistito ad una tendenza alla diminuzione dei matrimoni e all’aumento di individui che coabitano2. Tuttavia, da una fase (alla fine degli anni ’60) di ricerca di esperienze alternative alla famiglia nucleare, si assiste oggi ad una tendenza alla rivalutazione della famiglia, da parte della maggioranza dei giovani, per la sua funzione affettiva3.
I giovani e la famiglia
L’adolescenza è il periodo in cui il giovane tende a distaccarsi progressivamente
dalla famiglia d’origine.
Malgrado certe difficoltà che i giovani vivono in famiglia, questa rimane ancora l’istituzione da essi più apprezzata ed occupa uno dei primi posti nella scala dei valori dei giovani da noi intervistati, come hanno provato altre ricerche sull’argomento4. Essa è considerata ancora un punto di riferimento fondamentale dalla quale si hanno in fondo meno delusioni rispetto alla realtà esterna. Dalla mia ricerca del ’88 emerge che i giovani non vogliono abolire la famiglia ma cambiarla; essi vogliono definire le relazioni tra partner e tra genitori e figli. Della famiglia d’origine criticano soprattutto l’etica del sacrificio, che grava per lo più sulla donna, i rapporti autoritari, l’educazione sessuofobica. Solo una minoranza appartenente ai ceti medio-alti, e con livelli di scolarità alti, si pronuncia per la convivenza e per i rapporti liberi.
Di fronte ai problemi che li preoccupano e quando devono prendere una decisione importante, i giovani preferiscono interpellare i genitori e ricorrere a loro per sostegno.
La famiglia, oltre a costituire un valore e ad essere luogo di protezione, di aiuto, di consiglio. di conforto, è anche luogo di confronto e di scambio di idee. Essa ha influito, più di ogni altro fattore, sulla formazione delle idee dei giovani.
Abbiamo chiesto ai nostri intervistati se dialogano coi genitori e di cosa. Sia le ragazze che i ragazzi hanno un maggior dialogo con la madre piuttosto che con il padre, e sono soprattutto le ragazze ad avere rapporti più diradati ed episodici col padre. I maschi hanno dichiarato in maggioranza di parlare con il loro padre di tutto. Gli argomenti vanno da quelli d’attualità ai problemi personali, a quelli della famiglia, della scuola, del loro futuro, alla politica, allo sport.
Anche con la madre affrontano per lo più gli stessi problemi, ma non compare mai la voce «politica», mentre ricorre più spesso la dizione «miei problemi personali», «problemi sentimentali», come a significare che con la madre i rapporti sono di maggiore intimità, tali da potere confidare e chiedere consigli sulle proprie esperienze personali e sentimentali.
Gli argomenti di dialogo delle ragazze col padre sono in prevalenza quelli scolastici ed argomenti generali, ma alcune indicano di «tutto» ed anche i «problemi personali e familiari». Gli argomenti di discussione con la madre sono, per la maggioranza, «di tutto» e poi «problemi personali e familiari », «problemi sentimentali», «scolastici», «di abbigliamento», «di amore». L’argomento che non ricorre mai nel dialogo coi genitori è il sesso. Ciò può significare che questo argomento è ancora tabù nel Sud, ma pare che la censura sul sesso emerga anche a livello nazionale dalla già citata ricerca JARD sulla condizione giovanile in Italia. Anche la voce «religione» non compare tra gli argomenti di dialogo coi genitori.
Qual è l’immagine che i giovani da noi intervistati hanno dei loro genitori e le qualità che apprezzano di più in loro?
Le qualità che i ragazzi apprezzano nei loro padri sono innanzitutto l’onestà e la sincerità, e poi l’intelligenza, la pazienza, la generosità, la disponibilità e l’amore per i figli, l’attaccamento alla famiglia e al lavoro. Qualcuno ha scritto che apprezza «il non essere un padre-padrone», ma qualche altro non apprezza alcuna qualità del padre.
Anche le ragazze enucleano tra le qualità apprezzate nel padre, in primo luogo, l’onestà e la sincerità, seguite da amore per i figli, pazienza, laboriosità, generosità, spirito di sacrificio, amore per la famiglia, bontà, sicurezza e determinazione.
I ragazzi apprezzano,della madre in primo luogo, la bontà, più la sincerità, l’onestà, l’amore per i figli, la pazienza, la laboriosità, la generosità, lo spirito di sacrificio, l’amore per la famiglia, la sensibilità. Qualcuno ha scritto anche che la madre è «una buona casalinga». Bontà, spirito di sacrificio, sincerità, dolcezza, amore per la famiglia e per i figli, capacità di capire i problemi, pazienza, laboriosità ed «è una buona casalinga» sono le voci ricorrenti anche da parte delle ragazze per indicare le qualità apprezzate nella madre.
In linea di massima, sia da parte delle ragazze che dei ragazzi, vengono evidenziate nei genitori le stesse qualità, forse con una maggiore frequenza della voce «intelligenza» per i padri rispetto alle madri. Tuttavia, l’immagine parentale che ne risulta è nel complesso positiva. Agli occhi di questi giovani sono pochissimi i padri dei quali non si riconoscono qualità: e nessuna madre viene criticata, soprattutto in relazione alla dedizione ai figli e alla famiglia. E tuttavia, quella che viene fuori è un’immagine molto tradizionale di famiglia, soprattutto della madre, della quale vengono sottolineate qualità come «spirito di sacrificio», «una buona casalinga», che invece sono rifiutate dai giovani della mia ricerca già citata.
Il tipo di famiglia che viene fuori dalle risposte dei nostri giovani è una famiglia democratica in cui le decisioni vengono prese, nella stragrande maggioranza, dai genitori di comune accordo; in cui essi dialogano coi figli da cui sono apprezzate le loro qualità. Ciò è confermato dai giovani espressamente quando affermano, nella stragrande maggioranza, di avere ricevuto un’educazione democratica. Ne emerge un’immagine di bravi ragazzi ubbidienti e con poca conflittualità familiare.
Un po’ meno rosea appare la condizione delle ragazze, le quali, non solo in percentuale minore dei maschi, dichiarano di avere ricevuto un’educazione democratica, ma soprattutto è la metà di esse, rispetto ai maschi, che ha un atteggiamento di ubbidienza verso i genitori, ed è, di contro, il doppio rispetto ai maschi che asserisce di avere un atteggiamento di ribellione.
Per quanto riguarda la situazione di autonomia-dipendenza, un rilevatore valido è la libertà di uscita serale. È infatti noto come questo fatto costituisca un problema in quasi tutte le famiglie ed è oggetto di contrattazioni talvolta difficili e di conflitti tra genitori e figli. Quando i giovani si possono ritirare quando vogliono, cioè senza limitazioni di rientro, vuol dire che l’autorità parentale ha riconosciuto un pieno diritto all’autonomia dei figli, e ciò si verifica solitamente dopo i 18 anni, che è l’età media del nostro campione.
Dalla nostra indagine emerge una notevole differenza tra maschi e femmine circa questo problema. I figli maschi sono in stragrande maggioranza liberi di uscire quando loro pare; mentre meno di un terzo delle femmine, rispetto ai maschi, ha la stessa libertà di uscire. Questo quadro risulta confermato da un’altra domanda dalla quale si evince che 1’83% dei maschi e meno della metà delle femmine, pari al 37%, possono uscire e rientrare a casa quando vogliono, mentre una percentuale di ragazze del 24,67% deve rientrare prima delle otto ed una percentuale del 36,45%, contro il 13,51% dei maschi, deve rientrare prima delle dieci.
Gli spazi di autonomia praticabili al di fuori della famiglia sono quindi molto più limitati per le ragazze che non per i ragazzi. Il che denota ancora una differenza di comportamenti e di atteggiamenti dei genitori nel processo di socializzazione ed educativo dei figli. Assai probabilmente ciò avviene in misura minore che in passato, come può notarsi dalle percentuali di ragazze che godono di maggiore libertà, e tuttavia, rimane evidente il differente modello di socializzazione tra maschi e femmine.
Abbiamo visto che per la maggior parte dei giovani da noi intervistati la famiglia rappresenta ancora un valore importante. Non meraviglia perciò che una percentuale molto alta di giovani, pari al 71,87% dei maschi e all’88,04% di femmine manifesta la volontà di sposarsi, con una maggioranza significativa delle ragazze sui ragazzi; e, all’interno di questo quadro complessivo, una maggioranza di ragazzi, pari al 46,93%, si dichiari favorevole anche ai rapporti prematrimoniali, rispetto al 34,08% di ragazze, che pure rappresenta una percentuale notevole, mentre la maggioranza delle ragazze, pari al 53,96%, contro n 24,94% dei ragazzi si dichiara per il matrimonio senza rapporti prematrimoniali. Soltanto una percentuale dell’8,77% dei maschi e del 6,83% delle femmine sceglierebbe la convivenza fissa, mentre n 16,76% dei maschi ed il 3,79% delle femmine si dichiara favorevole ai rapporti liberi. Questi dati confermano nel complesso la mia precedente ricerca condotta con la raccolta di storie di vita.
Abbiamo ancora chiesto ai nostri intervistati quali fattori considerassero più importanti in un rapporto di coppia, sottoponendo loro una lista di 9 fattori e chiedendo di indicare quale importanza essi avessero per ciascuno, servendosi di una scala di 9 punti (l = per nulla importante; 9 = molto importante). Il fattore più importante è per i nostri giovani l’amore, cui segue l’affetto, il dialogo, la comprensione, la conoscenza e poi il sesso, con una percentuale per questa voce inferiore delle ragazze sui ragazzi. L’aspetto di maggior rilievo è rappresentato indubbiamente dal primato accordato dai giovani all’affettività, alla tenerezza, al desiderio di dialogo e di comunicazione profonda.
Per quanto riguarda i ruoli socio-sessuali, pur se la maggioranza dei nostri giovani si dichiara per il matrimonio, tuttavia, emerge un modo nuovo di concepire il rapporto di coppia, fondato sull’abolizione dei ruoli tradizionali e su una richiesta di sostanziale parità tra i sessi. Soltanto una minoranza, seppure ancora consistente di maschi, pari al 15,10% ed una percentuale, invece, minima di femmine, pari al 3,48%, dichiara che i lavori domestici dovrebbe farli solo la moglie. Una percentuale di circa n 43%, senza differenza tra M e F, si esprime in favore dei lavori fatti dalla moglie aiutata dal marito, mentre la maggioranza delle ragazze, pari al 52,01% a fronte del 38% dei maschi, si dichiara per una condizione di completa uguaglianza in cui marito e moglie si ripartiscono equamente i lavori domestici.
Questo dato è confermato da una successiva domanda, nella quale si chiedeva se la donna sposata doveva o no lavorare fuori casa. La maggioranza delle ragazze è favorevole al lavoro fuori casa e per dividere i lavori domestici con il marito, contro il 38,22% dei ragazzi. Ma una grossa percentuale, pari al 39,45 dei maschi e al 47,88% delle femmine manifesta l’opinione che la donna debba lavorare fuori ma anche occuparsi della casa e dei figli, manifestando una posizione tradizionale, che è stata contestata dal movimento delle donne e qualificata come doppio sfruttamento femminile. Una percentuale abbastanza consistente, seppure minoritaria di maschi, pari al 20,24%, si esprime per la posizione tradizionale della famiglia, secondo il modello parsonsiano, di una netta separazione di ruoli: il marito che lavora fuori (funzione strumentale) e la moglie che si occupa della casa e dei figli (ruolo espressivo). Mentre è assai significativo che soltanto una percentuale minima del 2,18% delle ragazze esprime tale posizione.
Quello che emerge da questi dati è la notevole differenza di mentalità tra maschi e femmine, in cui queste ultime appaiono più consapevoli del loro ruolo tradizionale di subordinazione ed esprimono un desiderio di cambiamento in direzione di una sostanziale uguaglianza uomo-donna. Tale prospettiva è confermata anche dalle risposte dei nostri intervistati circa il differente controllo esercitato eventualmente su un loro figlio o una loro figlia.
Una percentuale assai rilevante di maschi, pari al 46,75%, ha risposto che sorveglierebbe di più la figlia rispetto al figlio, contro il 18.63% delle ragazze. Una percentuale del 49,64% dei ragazzi ha, invece, espresso una posizione di indifferenziazione nel controllo educativo di un figlio maschio o femmina, a fronte della stragrande maggioranza delle ragazze (77,88%), che ha manifestato questa convinzione di uguaglianza di trattamento.
Conclusioni
Come può notarsi, la famiglia rappresenta per i giovani da noi intervistati ancora un valore molto importante. Essa appare ai primi posti nella scala di valori dei nostri giovani e rappresenta ai loro occhi un luogo di sostegno. di protezione, di aiuto, di solidarietà, che è difficile trovare fuori, nel pubblico.
I nostri giovani aspirano ad una famiglia più democratica e più dialogante. Si nota una maggiore apertyuar e liberalità nel rapporto ed una buona percentuale si dichiara favorevole ai rapporti prematrimoniali ed anche a situazioni di convivenza. Appare cioè un modo nuovo e più aperto di concepire il rapporto di coppia. Tra i fattori più importanti vengono privilegiati, l’amore, l’affettività, il dialogo, la comprensione, la sessualità, una comunicazione profonda.
Infine emerge anche una differenza nella socializzazione e nel modo d’intendere i ruoli socio-sessuali, in cui le ragazze mostrano una maggiore consapevolezza e presa di coscienza in direzione di una relazione più equalitaria, fondata sul rispetto reciproco, l’uguaglianza ed una equa ripartizione dei compiti.
Piero Di Giorgi
(*) Le tavole che corredano questa ricerca per ragioni tecniche non sono state pubblicate.
1. P. Di Giorgi, Adolescenza e famiglia, Janua, Roma, 1979; Il rapporto di coppia in giovani del centro-sud in «Libera Università di Trapani», A. VII, n. 15, 1988, pagg. 161-178.
2. L. Roussel, La cohabitation juvenile en France in «Population», n. l, 1978, pagg. 1542; assieme ad Odile Bourguignon, Generations nouvelles et mariage traditionel. Enquete aupres des jeunes de 18-30 ans, in «Cahier traveaux et documents de l’Ined», n. 86, Press. Univ. de France, Paris, 1978.
3. F. Garelli, La generazione della vita quotidiana, Il Mulino, Bo, 1984; A. Cavalli et alii, Giovani oggi. Indagine JARD sulla condizione giovanile in Italia, id., 1984; M.W., Ritratto di famiglia degli anni ’80, Laterza, Bari, 1981.
4. Cavalli et alii, cit.
Da “Spiragli”, anno I, n.4, 1989, pagg. 32-37.