IL PASSERO 

 

Vola lontano un passero, 
là, verso la montagna. Ed è l’amore 
a volare laggiù senza ritorno. 
È il mio amore che fu portato via 
coi miei umori, il sudore, la saliva, 
gocce nate per me. 
Con quel battito d’ali 
se n’è andato il ricordo dei miei sensi 
e dei miei sentimenti, il mio calore. 
Quel passero che vola senza meta 
ora va a coronare l’esistenza 
nella sua libertà, 
ma porta nel profondo del suo io 
un tratto della mia felicità. 
(È forse 
l’amore che ha il destino di passare, 
ma lascia il segno). 

Maria Alba de Lourdes

Da “Spiragli”, anno XIX, n.1, 2007, pag. 46.

 

 




TEMPO


Consuma il tempo, 
ma come dare un tempo 
se per noi non c’è tempo da dare? 

Maria Alba de Lourdes

Da “Spiragli”, anno XIX, n.1, 2007, pag. 46.

 

 




INGANNO

 

In fin dei conti 
costruiamo edifici 
case giardini dove 
sono sbocciate rose 
tremule. In fin dei conti siamo sempre 
sottomessi agli impegni d’ogni giorno 
alle stagioni 
dell’anno 
ed alla rotazione della terra. 
La nostra patria pensavamo fosse 
questa. 

da Risco, Nankin Editorial, Sao Paulo, 1998

Eunice Arruda

Da “Spiragli”, anno XIX, n.1, 2007, pag. 44.




SAZIETÀ BIOGRAFICA 

Ho forse camminato senza piedi 
e volato senz’ ali. 
Sono un sogno svanito. 
Scrivo lettere ai fiumi di frequente 
mentre coltelli 
puntano al mio cuore. 
Che posso dire 
(se smettono gli uccelli di cantare) 
e come amare 
(se amano gli amanti il suicidio)? 
Gli assassini conoscono il mio nome. 

Eunice Arruda

Da “Spiragli”, anno XIX, n.1, 2007, pag. 44.

 




INTENTO

 

Ho tanto usato 
questo corpo 
tanto. 
È giusto ch’io lo lasci 
e lo metta a giacere. Perché sia 
dimenticato. 

Eunice Arruda

Da “Spiragli”, anno XIX, n.1, 2007, pag. 44.




IMPEGNO

 

Tocca ora al corpo 
morire 
giorno per giorno 
andare 
e disabituarmi 
del volto 
che io 
chiamavo mio. 

Eunice Arruda

Da “Spiragli”, anno XIX, n.1, 2007, pag. 44.

 




TRACCIA

 

Un poema 
libero da grammatica e da suoni 
delle parole 
libero 
da tracce. 
Un poema fratello 
d’altri poemi 
che spengano la sete 
ai corsi d’acqua 
e rilucano come pietre al sole. 
Un poema 
che sia senza il sapore 
della mia bocca e sia 
libero 
da segnali di denti sopra il dorso. 
Poema nato 
agli angoli di strade, lungo i muri 
come povere parole 
con parole appassite 
però 
libero tanto 
che da se stesso tragga 
la decisione 
d’essere 
scritto o no. 

Eunice Arruda

Da “Spiragli”, anno XIX, n.1, 2007, pag. 44.




MARTINA

 

Raggi di sole impigliati tra le chiome 
preziose perle d’ oriente 
petali schiusi di carnoso fiore 
frammenti d’avorio illuminano il viso. 
Sui lucci coni già splende il sorriso. 
Vento di marzo che profuma 
di primavera, inatteso dono 
a non più giovani età 
calore vivificatore della nostra 
esistenza.

Maria Pia Sammartano

Da “Spiragli”, anno XVIII, n.1, 2006, pag. 38.




NON È PIÙ STAGIONE 

Non è più stagione 
di volare sulle ali della fantasia. 
È tempo d’ascoltare 
del cuore le voci, dell’ anima i sussulti. 
È tempo di cucire 
i ritagli della memoria 
per dispiegarvi ancora l’esistenza. 

Maria Pia Sammartano

Da “Spiragli”, anno XVIII, n.1, 2006, pag. 38.




VENDEMMIATORI

Come greggi a settembre 
calanti in pianura a svernare 
così per annuale appuntamento 
lasciano case e affetti 
i vendemmiatori. 
Portano con sé pesanti fardelli 
inseparabili gusci nella lontananza 
conforto nelle notti ali’ addiaccio. 
Del loro sciame folto e indistinto 
brulicano la piazza e il sagrato. Vivono sospesi nell’attesa 
di un cenno di speranza. 

Maria Pia Sammartano

Da “Spiragli”, anno XVIII, n.1, 2006, pag. 38.