CAMILLA SANTORO, Il ladro di sentimenti, romanzo, postfazione di Maurizio Piscopo, Ila Palma, Palermo, 2009.

 Un passato grigio non vissuto e un avvenire tutto da vivere 

Camilla Santoro con il suo Ladro di sentimenti tocca l’animo del lettore, rapendolo in un vortice crescente e sempre più profondo che non permette di distogliere l’attenzione dalla storia. Il libro si legge con una semplicità eccezionale. Ad essere chiaro e semplice è il modo in cui è scritta, la storia narrata, mentre profondi e complessi sono i sentimenti a cui si fa riferimento. Il nostro Professore, nostro perché alla fine del libro il personaggio fa parte di ognuno di noi che legge, è un ladro. Ma lui non ruba beni, né cose materiali. Ciò che cerca e prende per sé sono i sentimenti. Il suo è un rubare giustificabile, l’unico modo che questo personaggio ha per provare determinate sensazioni che nella sua vita sono mancate provocandogli un vuoto incolmabile. 

E così, ormai in pensione, decide di prenderseli da solo questi esperimenti, di prenderli dalla vita quotidiana anche se non gli appartengono. Ovviamente si appropria di quelle emozioni che solitamente caratterizzano e segnano la vita di un uomo, quelli senza i quali la propria vita non viene considerata «completa». Questo è il regalo che lui stesso si fa per il compleanno. Il più bello di tutta la sua vita. Anzi quello che finalmente segna l’inizio della sua vera vita. 

«Sposo – padre – ladro – nonno, queste sono le parole intorno alle quali ruota l’intero racconto … Soprattutto ladro .. . Sei un miserabile ladro che elemosina gli altrui sentimenti, pur di sentirti vivo, incapace come sei stato di viverne di tuoi! Ma la vita, se non la vivi o non la puoi vivere, devi pure inventartela, per non morire.» 

Il testo è tutto colorato da un’alternanza di vita reale e frammenti che vengono in mente al professore grazie ad un dettaglio, una parola o una sensazione che lo catapulta indietro, al suo passato ed ai suoi alunni. 

Un racconto delicatissimo che emoziona ogni volta che si legge, che rattrista e che rallegra ad ogni parola, ad ogni periodo. Un linguaggio colto, elegante e raffinato è sposato ad una descrizione meticolosa dei particolari, dei colori e dei profumi soprattutto nei flashback della sua carriera di maestro; quella che per lui è stata la sua intera vita. 

Il libro è un unico viaggio onirico, sia nel passato già trascorso o mai avvenuto che in una realtà fantastica che il bimbo-professore si crea per cercare di sanare le cicatrici che la vita gli ha procurato. Alla fine il ritorno alla consuetudine lo lascia svuotato, spaventato di non poter più riprovare quei sentimenti e quelle sensazioni esperite per la prima volta. Ma queste emozioni, questo suo compleanno non è che il vero inizio della sua vita futura … 

Elisabetta Lipari 

Da “Spiragli”, anno XXI n.1, 2009, pagg. 61-62.

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