A De Rosalia, Traduzioni di Ugo Foscolo da poeti classici, Estratto dagli Atti del Convegno su “La traduzione dei testi classici – Teoria Prassi Storia”, Napoli, M. D’Auria Ed., 1991, pagg. 315-337.

Dopo il Convegno, Antonino De Rosalia, dell’università di Palermo, ha dato alle stampe, per una diffusione più capillare, il suo intervento sulle traduzioni del Foscolo. 

L’estratto ci ripropone con capacità di sintesi l’attività di traduttore del Foscolo, iniziata fin dall’adolescenza e portata avanti in seguito attraverso un impegno che gli faceva prediligere gli scrittori classici a lui più congeniali, “sopratutto opere animate da calore di sentimento più che condizionate da freddezza di dottrina, insomma opere di poesia e non di erudizione”. 

Delle versioni da Tacito, Anacreonte, Teocrito, Catullo, Tibullo e Properzio (anche un’ode di Pindaro) eseguite da Foscolo nell’adolescenza, non vi sono tracce. Dice il De Rosalia che le più antiche traduzioni foscoliane rimasteci sono quelle da Saffo, e che “hanno un singolare valore di costanti nelle simpatie poetiche del Foscolo”, come asserisce il Bèzzola. E ancora il De Rosalia: “Il Foscolo, per dare veste moderna alla lirica della poetessa di Lesbo, ha interpretato con fine intuito e quasi con partecipazione i molteplici tratti della sua sensibilità, calandola certo nella temperie tipica dell’età romantica, ma evidenziandone anche, al tempo stesso e nonostante qualche enfasi del linguaggio, la perenne attualità umana. 

E procedendo da Saffo a Callimaco, attraverso la traduzione catulliana della “Chioma di Berenice”, per la quale il Foscolo entrò in polemica con alcuni suoi detrattori (anche lo stesso Foscolo riconobbe che quest’ultima non fosse opera di alto merito), il Nostro si dedicò ad Anacronte, “risentendo, però, dall’anacreontismo penetrato nella cultura del seicento e del Settecento europei, e delle sue tendenze”. Quanto a Lucrezio, è da notare l’evoluzione della personalità del Foscolo traduttore dei classici con progressi nella tecnica della versificazione e dell’espressione realizzando un lavoro di gran pregio, “degno di accompagnarsi tra le migliori traduzioni italiane da Lucrezio”. 

Questi e tanti altri i motivi che Nino De Rosalia pone all’attenzione degli studiosi del Foscolo traduttore, e che vale la pena di consultare nella preziosa plaquette di cui stiamo parlando. Plaquette che si chiude con un’appendice di versi da Saffo ad Orazio, a Callimaco, ad Anacreonte, a Lucrezio, e altri. 

Irene Marusso

Da “Spiragli”, anno IV, n.2, 1992, pagg. 67-68.

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