Virtualmente collegata alla nota ricerca ottocentesca di Giuseppe Pitrè, sui viaggiatori italiani e stranieri in Sicilia, è l’opera in cui è impegnato con la sua équipe Rosario Portale, ordinario di lingua e letteratura inglese presso la facoltà di letterature straniere all’Università di Catania e presidente del «Centro Linguistico multimediale d’Ateneo».
Portale dirige, con la passione dello studioso e la curiosità del ricercatore, una collana sul tema «Viaggi e viaggiatori in Sicilia», che suscita sempre nuovo interesse nel mondo scientifico e culturale.
Sono già usciti dodici volumi ed è in preparazione il tredicesimo. Le pubblicazioni, frutto di lunghe e accurate ricerche, grazie anche al ritrovamento di materiale inedito, offrono testimonianze, relazioni, documenti, carteggi, diagnosi sulla società siciliana di varie epoche e le immancabili descrizioni delle bellezze artistiche, naturali, paesaggistiche dell’ isola, che culminano spesso (vedi Emily Lowe e Patrik Brydone» nell’incantato stupore per la maestosità dell’Etna. Anche il mito e la leggenda sono rievocati e rivissuti da alcuni viaggiatori in tutta la loro suggestione. Sulle finalità e il contenuto storico-scientifico dell’opera abbiamo rivolto alcune domande al prof. Portale, che ci ha accolto nella sede del Centro Linguistico, la più prestigiosa struttura didattica per le lingue straniere dell’ Italia meridionale.
D.: Quali sono le finalità della collana da lei creata e diretta?
La collana «Viaggi e viaggiatori in Sicilia: traduzioni, testi critici e documenti » è pubblicata da Lumières Internationales, sotto l’egida della Provincia regionale di Catania, col patrocinio della Presidenza del Consiglio dei Ministri, del Ministero per i Beni e le Attività Culturali, del Ministero per le Pari Opportunità, della omonima Commissione Nazionale, del British Council, delle Ambasciate di Francia e d’Inghilterra, e naturalmente, dell’Università di Catania.
Con questa iniziativa, alla quale collaborano docenti universitari, ricercatori, studiosi ed esperti di letteratura odeporica (per usare il termine coniato dal lo studioso Luigi Monga), mi sono proposto di portare all’attenzione del pubblico e della critica alcuni illustri personaggi stranieri – diversi per credo religioso, cultura e status sociale – che dalla seconda metà del Cinquecento alla fine dell’Ottocento fecero della Sicilia la loro meta privilegiata e di questa esperienza lasciarono testimonianze affidate a diari, lettere, resoconti, relazioni, saggi, appunti, racconti e opere a stampa.
Diversamente da altre attività editoriali similari, la ricerca si caratterizza per la particolarità della scelta e l’ampia varietà dei temi. Sono infatti presentati autori ritenuti minori, le cui opere presentino situazioni ambientali interessanti e insolite, frutto della complessa realtà siciliana del tempo.
D.: Vuole illustrare qualche volume?
Mi limiterò a darle una campionatura esemplificativa ma non certo esaustiva.
Per esempio, Lo sguardo dei Consoli. La Sicilia di metà Ottocento nei dispacci degli agenti francesi presenta materiale inedito (dispacci, memorie e corrispondenze) ritrovato negli archivi del Ministero degli Esteri francese. Questo materiale può farci scoprire non il volto della Sicilia com’era, ma in che modo ne ricostruiva i tratti quel particolare tipo di osservatori, un po’ viaggiatori, un po’ funzionari, che erano gli agenti stranieri nell’isola. Il volume Trinacria. Passeggiate ed impressioni siciliane del francese William Fleury (edito con lo pseudonimo di A. Dry) si configura come un percorso sociologico con una caratterizzazione dei personaggi-tipo ed una trattazione diacronica degli eventi storici. Il raffronto continuo con altri territori, l’Oriente in particolare, permette di costruire una rete di riferimenti analogici e comparativi che inserisce l’isola in un circuito geografico ad ampio raggio. Un altro volume, Il dialetto siciliano nei testi odeporici del Settecento, risponde alla legittima domanda: come facevano i viaggiatori stranieri del XVII secolo a comunicare coi siciliani, la maggior parte dei quali conosceva solo il dialetto? Per soddisfare questa curiosità, si sono presi in esame venti opere di viaggiatori, provenienti dall’Inghilterra, dalla Francia, dalla Germania, dalla Danimarca, dall’Olanda e dalla Polonia, studiandole da una prospettiva linguistica e mettendo in rilievo i passi nei quali vengono espressi giudizi, per lo più impressionistici, sulle varie parlate isolane. Particolare attenzione è stata dedicata ai toponirni variamente deformati, alle rare etimologie, spesso fantasiose, e alle espressioni che mostrano una interferenza fonetica, morfologica e lessicale tra dialetto locale e lingua del viaggiatore. Con questa ricerca si è pertanto cercato di evidenziare l’importanza che i resoconti di viaggio hanno per gli studi dialettologi.
D.: Lei parla di autori ritenuti minori … Chi sono?
R.: È il caso dell’inglese John Dryden junior, figlio del poeta omonimo. La sua opera, Un viaggio in Sicilia e a Malta nel 1700-1701, non ha grandi pregi letterari ma affida la sua originalità alla descrizione dell’itinerario Napoli – Messina – Catania – Siracusa – Malta – Palermo con il suo corredo di eventi, di incidenti di viaggio, di incontri e di osservazioni spicciole, alla registrazione di una gamma eterogenea di reazioni psicologiche di fronte ad una realtà altra e al sapiente dosaggio di reminiscenze storiche e letterarie.
D.: Nella collana sono presenti anche donne viaggiatrici?
R.: A compiere il viaggio nella nostra isola non furono soltanto uomini, ma anche donne di varia estrazione sociale, che affrontarono difficoltà materiali oggi impensabili. Un caso straordinario è quello di una viaggiatrice vittoriana, Emily Lowe (fra l’altro prima donna inglese a conseguire la patente di capitano navale), autrice di Due viaggiatrici indifese in Sicilia e sull’Etna. Diario di due lady vittoriane. Il racconto si presenta come narrazione in prima persona di una impresa, per quel tempo eccezionale, compiuta da due donne – l’autrice e la madre – che, senza accompagnamento maschile, intrapresero nel 1858 un tour in Sicilia e si avventurarono su vetture noleggiate e carrozze postali, passando per località archeologiche e per piccoli centri delle zone di Enna e Caltanissetta. Esplorarono la costa orientale, da Siracusa a Catania e Messina. Momento culminante della narrazione è l’ascesa del cratere centrale dell’Etna in pieno inverno.
D.: A proposito dell ‘Etna, è presente anche lo scozzese Patrick Brydone, autore, fra l’altro, della bella descrizione del vulcano e dell’alba vista dalla sua sommità?
R.: A lui è dedicata la mia corposa monografia La meteora Brydone, frutto di minuziose ricerche negli archivi di mezza Europa. Grazie al ritrovamento di materiale inedito, faccio un’accurata ricostruzione della biografia di questo viaggiatore scozzese, di cui non si sapeva quasi nulla, e un’analisi documentata del suo Viaggio in Sicilia e a Malta, 1770, opera che ebbe una diffusione straordinaria anche negli Stati Uniti, e che esercitò tanta influenza sui viaggiatori inglesi, europei ed americani che, sulle sue orme, visitarono la Sicilia. Completano il volume cinque appendici, ricche di materiale inedito (relazioni, documenti, carteggi ed un’ampia selezione epistolare). Scopo di queste appendici è di offrire anche una tranche de vie, fino ad oggi sconosciuta, di Brydone e dei suoi interessi scientifici e letterari, compresi i rapporti che nel corso della sua vita intrattenne con varie personalità del mondo politico, diplomatico e culturale.
D.: La Collana contiene esclusivamente traduzioni, monografie critiche e documenti?
R.: No. Cammin facendo, ho pensato di arricchirla con due contributi che rivestono particolare importanza per gli studiosi italiani e stranieri. Si tratta di Viaggiatori britannici e francesi in Sicilia, 1500-1915. Bibliografia commentata e The Errant Peno Manuscript Journals of British Travellers in 1taly. Fra le peculiarità del primo, le traduzioni italiane apparse dal 1500 al 1915, l’itinerario di ogni viaggiatore e un indice di toponi mi utilissimo per chi volesse conoscere quale viaggiatore britannico o francese abbia visitato in quei secoli una città, un paese o un semplice villaggio siciliano. Il secondo, l’unico in lingua inglese, dispiega una ricchissima documentazione di manoscritti inediti, in particolare diari, relazioni, appunti e carteggi lasciati da viaggiatori inglesi che dal XVI secolo hanno visitato l’Italia e la Sicilia. È un’opera che si rivolge soprattutto agli studiosi di odeporica, archeologia, storia dell’ arte, architettura, storia, musica e anche a quelli di letteratura italiana e inglese.
D.: Sono presenti solo viaggiatori inglesi e francesi?
R.: La maggior parte sono inglesi, ma non mancano viaggiatori di altre nazionalità, quali il danese Friederich Leopold Graf zu Stolberg, di cui presentiamo il Viaggio in Sicilia, e il filologo, scrittore e giornalista russo Osip Senkovskij che non venne mai in Sicilia ma scrisse Viaggio sentimentale sul monte Etna (tratto da I viaggi fantastici del barone Brambeus) sotto l’influenza del più famoso barone di Mlinchhausen, come lui impegnato in viaggi soltanto immaginati. Il racconto di Sekovskij, dalla forte carica polemica e ironica nei confronti della società letteraria e scientifica russa, è una splendida parodia del genere odeporico, diffuso in Russia a partire dalla fine del Settecento. Redatto inizialmente in forma diaristica, questo straordinario ed esilarante racconto fantastico si trasforma via via in un monologo fanfaronesco, dispiegandosi attraverso l’ascesa sull’Etna fino al cratere, entro il quale l’improvvisato viaggiatore finisce per cadere.
D.: All’inizio dell’intervista, lei ha detto che la collana consta di dodici volumi ...
R.: Erano stati previsti dodici volumi, che nel giro di pochi mesi sono quasi tutti esauriti. Con la casa editrice «Lumières Internationales» e il suo direttore editoriale, dotto Antonio Scollo, stiamo pensando ad una ristampa di tutta la collana, ma nel frattempo farò uscire, speriamo entro l’anno, un tredicesimo volume dal titolo Viaggio in Sicilia e a Malta nell’estate del 1772. Si tratta di un delizioso diario inedito del giovanissimo inglese William Young, che visitò la nostra isola nel 1772, quando cioè l’opera di Brydone non era stata ancora pubblicata. Conterrà, fra l’altro, materiale iconografico dello stesso Young.le faccio presente che la parte iconografica di questo, come di ogni volume, è costituita, per quanto possibile, da materiale inedito e mira a creare un rapporto tra testo e illustrazione che in taluni casi è determinante per la migliore comprensione dei luoghi descritti.
D.: Da quanto lei ha affermato, mi par di capre che tutte queste opere aiutano il lettore a scoprire / riscoprire una Sicilia che gli stessi siciliani non conoscono.
R.: Per chi vuole riscoprire la Sicilia che fu, c’è in queste opere tutta una gamma minuziosa e colorita di schizzi, episodi curiosi di vita, tradizioni, abitudini delle varie classi sociali, incidenti di viaggio, curiosità culturali, intriganti minuzie aneddotiche, e suggestive descrizioni paesaggistiche: tutte espressioni vive di una Sicilia d’antan e insostituibili testimonianze per un recupero memoriale del nostro passato.
Nino Piccione
Da “Spiragli”, anno XXI n.1, 2009, pagg. 43-46.
Lascia un commento