“Le Catacombe” 

Da tutti i paesi della Cristiania vengono a Roma i romei. Questi pellegrini visitano le Quattro Basiliche dell’Urbe, ma fuori le mura: “extra moenia”, fanno omaggio alla memoria dei santi Martiri scendendo nel buio delle catacombe. 

Siedono i romei nello spiazzo e aspettano il frate-guida tendendo l’orecchio all’altoparlante che chiama a raccolta i pellegrini di questa o di quella lingua. Fattosi il gruppo, muovono i devoti pellegrini dietro il frate e scompaiono inghiottiti dalla terra che sacra contiene e cela i misteri delle catacombe. Riemergono i romei dalle viscere della terra; e sono impressi negli occhi di tutti i segni della sorpresa di quanto visto, di quanto udito dal frate sulla storia delle catacombe. 

Al romeo curioso che chiedeva chiarimento sul significato della parola: “catacomba”, la guida rispondeva: «“catacomba” oggi indica il luogo destinato alle sepoltura dei cristiani accanto alla tomba dei martiri: “ad Sanctos”; anticamente significava altro, indicando la località nella quale erano scavate nel tufo le tombe cristiane». 

Della parola “catacomba” con la quale s’indicavano a cominciare dagli scorci del terzo secolo dopo Cristo: “post Christum natum”, i sepolcri cristiani ed ebraici di Roma, di S. Gennaro a Napoli e di S. Giovanni a Siracusa si danno le seguenti spiegazioni: l) “presso l’avvallamento”, 2) “presso le barchette”, 3) “presso i sepolcri”1. 

La Filogia Sperimentale, convinta che la parola: “catacomba” possa e debba avere un solo significato, impone di rivedere la questione per cercare di scoprire il significato originario, ignorato per mancamento di archeologi e filologi che tempo consumavano a dottrina in tentativi infruttuosi e per questo supervacanei. 

La buona metodologia consiglia di fissare il “rhematogramma” della parola: “catacomba”, risalendo dal significato conosciuto al significato originario sconosciuto, lungo il divenire diacronico, nei mutamenti vedendo il continuo cambiare della società che la parola usava e che agli inizi inventava. 

Se oggi la parola: “catacomba” indica i sepolcreti cristiani ed ebraici, all’origine la parola indicava la località con nome che ne indicava il segno distintivo, indicativo di vita, non di morte. 

– «Si tratterebbe di un’espressione latina corrotta che significherebbe: “luogo presso le barchette”, probabilmente perché v’era colà qualche insegna d’osteria o qualche rilievo con due o più barchette» (A. Baruffa, Le Catacombe di San Callisto, Ed. Elle Di Ci, Roma, 1988, p.20). 

– «The word “catacomb” has a curious history and a very doubtful etymology; de Rossi takes it to be a hybrid word, half greck and half latin, meaning: “next the sepulchres”» (W. Lowrie, Christian Art and Archaelogy, MacMillan London, 1901, p, 23).

Nell’Urbe, i quartieri: “regiones”, venivano indicati con modo uguale ma con nomi diversi tratti da caratteristica del quartiere, ex.gr.: “Ad fa1carios”, “Ad capita bubula”, “Ad ursum pileatum”, “Ad clivum cucumeris”, “Ad Vestae” etc.; allo stesso modo s’indicavano le località estramurali: “extra moenia”: “Ad duas lauros”, “Ad tres tabernas”2. Quest’uso, questa pratica lascia credere che l’ “Ad catacumbas” all’origine indicava la località “extra moenia” che si estendeva sul lato destro dell’ “Appia via” e con caratteristiche tali da farla indicare con quella espressione. Perché la località posta al secondo miglio veniva’ indicata con l’espressione: “Ad catacumbas” è un mistero. 

Ben vedeva, e ben sentiva de Rossi che nella voce: “catacumba” scopriva ibrido formato da voce greca: “Katà” e da voce latina: “cumba” e convinto dando a “katà” il significato di “sotto” e a “cumba” il significato di “sepolcro”, traduceva l’ibrida: “catacumba” con la parola italiana: “sepolcro” e l’espressione: “Ad catacumbas” con “presso i sepolcreti”3 Se de Rossi avesse conosciuto la metodologia della Filologia Sperimentale e se avesse ricostruito il “rhematogramma” della parola: “catacumba” non si sarebbe fatto fuorviare dalla presenza nella zona dei sepolcri cristiani. 

Se “catacomba” finiva col mutare non di forma ma di significato, questo deve attribuirsi alla cambiata situazione che mutava il significato alla parola come mutava la destinazione della località4. 

L’espressione: “Ad catacumbas” è certamente un ibrido greco-latino dovuto alla gente che parlava greco e parlava latino e che viveva e lavorava nella zona. Infatti, la preposizione: “ad+acc, ” traducendo la preposizione greca: “katà+acc,”, risulta pleonastica e se necessaria per i latinofoni ad indicare la località, essa risultava inutile per i grecofoni che con “katà kymbas” indicavano la località che un esperto di lingua avrebbe ben reso in latino con il semplice: “Ad cumbas”, la comune maniera d’indicare vie, quartieri, posti, località e zone, L’inutile, superfluo, pleonastico: “ad”, scorretto frutto del bilinguismo greco-latino, aprendo a nuova espressione e a nuovo modo di dire, creava la difficoltà d’interpretazione e di lettura ancor oggi attuale. 

Per fissare nel “rhematogramma” il significato originario dell’espressione:” “Katà kymbas” o “Ad cumbas”, annotiamo: 1) “Ad+acc,” in latino indicava la località; 2) “Katà+acc, ” in greco indicava la località; le due preposizioni debbono considerarsi a sé, non insieme; 3) la parola greca: “Kymbas”, ace, plur. del singolare greco: “Kymbe” significava: 1) “barca”, 2) “calice” a fonna di barca, I due significati uniti nella filologia nucleare dallo stesso significato di base che richiama sempre la “barca”5. 

Nella località sulla destra dell’ “Appia via” non esistendo canali navigabili, inaccettabile la traduzione di “cumba” con “barchetta”, a meno che la “barchetta” non fosse il marchio della ditta che nella zona estraeva il tufo dalle viscere della terra6; di questa società non abbiamo notizia. Il secondo significato permettendo di tradurre: “Katà kymbas” greco e “Ad cumbas” latino con l’italiano: “Ai calici”, farebbe pensare all’insegna di un’osteria attiva nella zona dell’Appia, al secondo miglio con esercenti greci e frequentata da chi parlava greco che lavorava nei paraggi delle cave di tufo o che passava per l’ “Appia via” diretto a Roma o da Roma diretto a raggiungere le amene città della Campania e Pozzuoli, porto d’imbarco per la Grecia. Non avendo noi notizia della società estrattiva e dell’osteria e non potendo far scelta tra le due ipotesi, siamo però certi che una di esse a suo tempo costituiva il segno caratteristico adatto ad individuare la zona e a dar nome alla località se tutti i toponomi han sempre qualcosa che li lega strettamente alla zona che essi indicano. 

“Ad catacumbas”, ibrido latino-greco formato sul: “Katà kymbas” greco, sia che l’espressione indicasse una società o un’osteria, aveva comunque a che far con la vita, non con la morte se in quella località sull’ “Appia via”, a due miglia romane da Roma a quel tempo si seppelliva ai lati della “regina viarum” e non nelle zone adiacenti. 

In prosieguo di tempo, la società cambiava e la situazione economica e il costo dei posti per le tombe e la scarsità del terreno costringevano a cercare altrove luoghi da destinare alla sepoltura. Questi luoghi venivano trovati in varie zone di Roma7 e in essi gli archeologi scendevano per trovarvi le memorie di un’epoca passata e di sentimenti che se turbavano gli uomini che seppellivano i morti nelle ·catacombe”, turbano ancora gli uomini che nelle “catacombe” scendono a pregare Dio e a venerare i Martiri che con il sangue provarono la forza della loro fede. 

Il nome “catacombe” se prima indicava la località a due miglia romane da Roma sulla destra della via Appia, passava poi ad indicare i sepolcri sotterranei scoperti nelle diverse zone di Roma, cristiani e ebraici senza discriminazione. In questi sotterranei sepolcri Cristiani ed Ebrei seppellivano mantenendo la maniera romana ma su d’essa innestando i motivi e le ragioni e la fede di una religione diversa da quella pagana. Nelle “catacombe” non era difficile scoprire le idee di chi rispettando i morti sapeva di rispettare i vivi: questa la ragione prima ed ultima delle sepolture e del culto dci morti presso tutti i popoli. 

Davide Nardoni 

 1) «È un nome casuale, derivato dal fatto che fin dai tempi antichi con esso s’individuava uno dei tanti cimiteri romani, quello famoso di s. Sebastiano, il quale fu denominato “in catacumbas” per una specie di avvallamento o affossamento» (L. Hertling-E. Kirschbaum, Le Catacombe Romane e i loro Martiri, P,U.G. Roma, 1949, pp. 22). 
2) .In regione Palatiifuerunt septem vici, quorum unus dicebatur: Ad Capita Bubula, vel quod ibi v!derentur sculpta boum capita vel venalia et suspensa. (A. Babelonius, C. Suetonii Tranquilli Opera Omnia, Remondini, Bassano, 1787, Tom. I, p., 04, noto 3). 
3) A dar significato all’ibrido da lui intravisto, de Rossi era spinto anche dalla voce: “accubitorium” che indicava il luogo della sepoltura. 
4) La Filologia Sperimentale per tanti aspetti si distingue dalla Filologia Statica ma soprattutto perché insegna a ricreare il “rhematogramma” inteso non come vuoto “flatus vocis” ma come il registro nelle sue mutazioni diacroniche del continuo mutamento della società. Questo significa: chi fa Filologia fa Storia; chi vuol far Storia deve fare Filologia se vuol raggiungere la verità dei fatti storici. 
5) G. Scapulo, Lexicon Graeco-Latinum, F. Dove, Londra, 1820, p. 357. 
6) In Ostia Antica, nella Piazza delle Corporazioni sui tre lati si affacciano le celle “export-import” delle varie ditte; ogni ditta davanti all’entrata del proprio ufficio, in mosaico, presenta il proprio marchio: la divisa della ditta. 
7) Catacombe cristiane: Via Cornelia: Cimitero Vaticano; Via Aurelia: Cimitero di S. Pancrazio (Coemeterium Octavillae), Cimitero del ss. Processo e Martiniano, Cimitero di Calepodio; Via Portuense: Cimitero di Ponziano; Via Ostiense: Cimitero di Lucina, Sepolcro di S. Timoteo, Cimitero di S. Tecla, Cimitero di Commodilla; Via Ardeatina: Cimitero di Domitilla; Via Appia: Cimitero di Callisto, Cimitero di S. Sebastiano ad Catacumbas, Cimitero di Pretestato; Via Latina: Cimitero di S. Gordiano, Cimitero di Tertullino, Cimitero di Aproniano;

Da “Spiragli”, anno II, n.4, 1990, pagg. 9-12

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