MARIA PATTI, Fermenti socio culturali nell’800 e don Giuseppe De Gennaro da Corleone, vol. I – Scripta varia graece et latine di don Giuseppe De Gennaro, vol. II, Ila Palma, Palermo – Palladium, Corleone

Pagine storiche e letterarie dell’Ottocento minore in Sicilia 

Carattere culturale specifico ha l’ultima fatica letteraria di Maria Patti, professoressa di latino e greco, scrittrice, poetessa e studiosa corleonese. 

«Solo una studiosa del livello di Maria Patti», scrive lo storiografo Giuseppe Virgadamo, «poteva dare l’avvio ad un’opera di così difficile, grande spessore letterario e di notevole interesse storico. Un gioiello della storiografia corleonese che conduce il lettore a rivivere i sogni e i valori di un passato che appartiene alla nostra storia e che è fondamento e sostegno della nostra cultura e delle nostre tradizioni.» 

Maria Patti è autrice di numerosi libri di poesia e saggi storici e filologici, degna di essere annoverata tra i protagonisti della cultura siciliana. La critica si è ampiamente occupata della sua multiforme attività culturale. 

Scrive ancora il Virgadamo: «La riscoperta delle proprie radici , la salvaguardia della propria memoria, l’amore per il mondo classico, sono beni preziosi cui Maria Patti non è disposta a rinunciare. L’antico fascino della poesia greca e latina avvolge l’autrice, che non tralascia mai di misurarsi in occasioni di dialogo e di riscoperta con autori classici» di indiscusso valore. 

L’opera, interamente dedicata alla vita e alle opere del letterato Giuseppe De Gennaro da Corleone, merita di essere letta e divulgata. È stata scritta con grande passione e competenza. 

Stella E. Gois

Da “Spiragli”, anno XVIII, n.1, 2006, pag. 52.




GIOVANNI PIONE, Gloria, collana di narrativa «Meridiana», I.l.a Palma, Palermo 2006.

Un’opera prima che rivela una sicura maturità della scrittura 

Una scrittura che coinvolge, una storia che commuove e stupisce. Questo il romanzo dal titolo Gloria, col quale esordisce il medico siciliano Giovanni Pione, che opera nelle Eolie. Protagonista una donna, Gloria, felicemente sposata e mamma di tre figli. Una donna semplice, animata da un credo puro che conosce solo amore e piange solo per gioia, di colpo viene proiettata verso l’inferno di un dramma di cui non possiede la chiave di lettura. Un terribile incidente stronca la vita del figlio maggiore Tony, e lei ora, per la prima volta, si ritrova a fare i conti con la divinità. 

Comincia il viaggio sino in fondo a se stessa, una sfida incessante. 

Gloria lotta da sola contro la tempesta spirituale, aspettando di cozzare contro gli scogli della vita. Un percorso che prende le mosse dal dubbio e dalla rassegnazione fatalista fino alla rielaborazione personale, convinta, al recupero della volontà decisionale tarpata, con il superamento di quegli ostacoli che impedivano il cambiamento. Una sorta di liberazione da un peso interiore, sino all’ultimo incontro, che ha in serbo per lei un inaspettato regalo. 

La magia di un incontro rimette inaspettatamente tutto in discussione e riapre il suo cuore, che ora le appare grande più di quanto immaginasse, accogliente più di quanto credesse. «L’uomo ha già la verità dentro di sé, la vita è divenire e non esiste un traguardo solo nella vita di nessuno.» Un sorriso, il ricordo indelebile di uno sguardo, un vigoroso abbraccio: sono le carezze positive, a dispetto di ogni dolore, sole in grado di trasformare l’esistenza lungo la via di avvicinamento a Dio. 

Lo stile dell’autore è fluido e caldo. Periodi brevi con incredibili capacità di sconvolgere ed emozionare. Pagine vergate da lame taglienti che scuotono l’animo dei più sensibili. Uno scrittore che fotografa espressioni di vita e sa cogliere sfumature di situazioni maledettamente reali. Un testo che fa riflettere su un microcosmo di persone, espressioni, dolori appena fuori dalla porta di casa. 

Stella E. Gois

Da “Spiragli”, anno XVIII, n.1, 2006, pagg. 60-61.




ANTONINO GIUSEPPE MARCHESE, Giacomo Santoro detto Jacopo Siculo, pittore del sec. XVI, collana «Prisma», I.l.a Palma, Palermo. 

La riscoperta di un artista siciliano del sedicesimo secolo 

Può accadere che due regioni italiane distanti, sia per latitudine che per esperienze storiche, trovino una comunanza intellettuale nel vissuto di un individuo, inconsapevole protagonista di un consorzio culturale in tempi non sospetti: Sicilia e Italia centrale. 

Questa è la storia di un Maestro del Cinquecento, Jacopo Santoro di Giuliana, uno dei quattro centri minori che assieme a Bisacquino, Chiusa Sclafani e Corleone disegnano il quadrilatero geografico nonché storico della provincia di Palermo e si distinguono per la ricca produzione di artisti dall’età del Manierismo a quella del Barocco. Jacopo Santoro rappresenta purtroppo uno dei tanti esempi di trascuratezza degli studiosi e delle istituzioni culturali: è stato avversato per molto tempo e poi posto nel dimenticatoio dagli storici dell’arte siciliani. Per nostra fortuna non dallo storico A.G. Marchese, medico di professione, studioso dedito alla cultura del recupero dei Beni Culturali dell’ entroterra dell’ isola. Egli in questa monografia ha dimostrato encomiabile abilità e pazienza degna di una rara figura di intellettuale non omologabile e super partes, che ancora una volta lo hanno contraddistinto nell’ aver squarciato il velario del dimenticatoio. E nella dotta presentazione Giovanni Sapori dell’Università di Roma/3 lo mette in evidenza. 

La ricerca è stata condotta con estremo rigore scientifico a partire da indagini di carattere storico-ambientale, che hanno portato il Marchese a dedurre l’appartenenza del pittore a quella etnia ebraica presente a Giuliana dal 1486 e sottoposta al decreto di espulsione nel 1492, che Jacopo porterà come segni indelebili, che se da un lato arricchiranno il suo patrimonio artistico, dall’altro contribuiranno a far perdere, per circa quattro secoli, sinanche le tracce della sua identità. 

L’Autore nella monografia ha ricomposto in undici schede il corpus delle opere dell’ artista, a corredo della sua genialità compositiva e stilistica, mettendo bene in luce la purezza del raffaellismo che nello stile del Santoro si traduce nella sublimazione dell’ eleganza terrena e focalizzando le sue peculiarità correlate alla geniale costruzione cromo-spaziale dei retabli, tecnica caratteristica dell’impianto scenico. 

Stella E. Gois

Da “Spiragli”, anno XVIII, n.1, 2006, pag. 47.




ANNA MAIDA ADRAGNA, I colori del silenzio, Ila-Palma, Collana di narrativa «Meridiana», Palermo, 2006.

 

Un caleidoscopio di frammenti umani tutto al femminile 

Storie di donne tra passioni e essenze, emozioni e sentimenti bloccati, una fugace giovinezza e confusi cambiamenti sociali, odii e confidenze, lavoro e sogni di esistenze diverse come diverse sono le protagoniste del secondo libro di racconti di Anna Maida Adragna: I colori del silenzio. Queste storie di donne sono una piacevole conferma di quanto aveva dimostrato con Spremute di limone, il suo autentico talento letterario. 

In questi racconti brevi, la fonte psichica è forte e introduce all’origine dei drammi che sovente attraversano l’esistenza di molti esseri umani. Psicodrammmi talvolta vicini alla paranoia. Vite al limite dei sensi. Donne del nostro tempo che ricordano con l’animo anziché con la mente, che vivono e muoiono con la stessa caparbia intensità, accomunate dall’unica matrice del non-detto. 

Con un linguaggio essenziale, ma estremanente efficace, l’autrice racconta di sentimenti, drammi personali e familiari, incubi, frustrazioni; certi luoghi oscuri dell’anima, certe colpe lontane soffocate nel fondo della coscienza che possono condizionare tutta la vita e impedire un’autentica libertà di azione e di scelta. Così il peso di un’ infanzia infelice, l’assenza di un rapporto familiare caldo, il ricordo della fuga del genitore, la malattia. 

Il piano narrativo che passa dalla descrizione dei fatti al monologo interiore, senza soluzioni di continuità, rende efficacemente la contraddittoria esplosione di sentimenti e di riflessioni dei vari personaggi, così che il lettore riesce a seguire il percorso logico che accompagna azioni e pensieri, ma anche i colori del dolore e dello smarrimento. In un libro dove a brevi pagine delicate si alternano pagine fortemente incisive, l’autrice riesce a mettere in luce il groviglio di pulsioni inconfessabili e a trovare le parole che le protagoniste hanno perduto. 

Stella E. Gois

Da “Spiragli”, anno XIX, n.1, 2007, pag. 56.




ANGELO LIVRERl CONSOLE, La scuola del cambiamento nella società complessa, «Processi culturali», collana di studi sociologici, I.l.a Palma, Palermo.

Autonomia delle scuole e unità dell’istruzione 

La scuola si caratterizza oggi in termini di sistema organizzativo complesso, volto a realizzare gli scopi istituzionali fissati da uno Stato che regola i percorsi delle scuole autonome. Di qui i complessi obiettivi formativi, i progetti innovativi, la flessibilità, l’organizzazione della scuola tra tecnologie, processi e relazioni, tali da orientare e soddisfare gli utenti dell’istruzione e i soggetti nel territorio. Si tratta, allora, di realizzare un’organizzazione in grado di rilevare correttamente la domanda formativa personalizzata, anche nel caso di difficoltà di apprendimento, realizzando percorsi formativi da verificare, valutare e documentare. 

Il legame col territorio non può ovviamente essere considerato sufficiente per conferire cittadinanza in una società sempre più globale e complessa: anzi, solo la comprensione dei grandi scenari e delle cause remote dei fenomeni permette di elaborare soluzioni e prospettive corrette e sostenibili a livello locale. 

Di qui la necessità di promozione di uno sviluppo professionale continuo da parte di un dirigente scolastico con competenze professionali strategiche, in grado di gestire le professionalità dei docenti in perenne, indispensabile sviluppo. Le rapide e radicali trasformazioni che hanno investito la società richiedono una scuola capace di garantire ai ragazzi di oggi, uomini di domani, i saperi e le competenze essenziali per rendersi artefici di uno sviluppo ordinato e costruttivo dell’ attuale società. 

Quali competenze, allora, si richiedono oggi? 

Il lavoro di Livreri, ricercatore di sociologia presso l’Università di Palermo, pur nella sinteticità della sua impostazione, traccia una panoramica degli interventi di riforma dal 1985 ad oggi e mette in evidenza l’attuale configurazione come risultato di un disegno riformatore progressivo e coerente affinché possa venir fuori una scuola che risponda alle esigenze reali del paese. 

Stella E. Gois

Da “Spiragli”, anno XVIII, n.1, 2006, pagg. 50-51.