LA POESIA 

Una poesia come un sorso d’acqua 
al buio, 
come una cagnolina che si accuccia 
con un guaìto, 
una moneta spicciola d’argento 
smarrita nella notte in una immensa 
foresta, 
è un poema senza altro tormento 
che la sua misteriosa condizione 
di poesia: 
unico, triste, 
solitario, ferito da mortale 
bellezza. 

Mario Quintana 

(Trad. di Renzo Mazzone)

Da “Spiragli”, anno XX n.1, 2008, pag. 51.




 PARTITURE 

Suoni -esplosioni 
lacerano la terra con stridore 
straziano corpi, 
musica che frantuma sentimenti 
assenti alla barbarie. 
L’acqua, il fuoco, la terra 
e l’aria, le montagne ed i deserti 
sfuggono al controllo degli dèi . 
Un maestro orgoglioso dal suo podio 
segna con la bacchetta partiture 
macabre. Eppure un coro 
d’angeli intona canti di speranza 
ed acque di cristallo 
rispecchiano nei cuori un divenire 
certo. 
Turiboli a incensare 
desideri d’avvento della luce. 
Rintocchi di campane a coronare 
silenzi. 
Fremiti di colombe a sorvolare 
cattedrali dell’ anima. 
(Un dio perplesso 
anch’esso ora è in attesa.) 

Yeda Prates Bemis

Da “Spiragli”, anno XX n.2, 2008, pag. 44.




CON QUESTI PESI 

 Con questi pesi che ti porti dietro 
giri per la città, tutto da solo, 
la cattiva coscienza t’importuna: 
un vino inacidito dentro l’anima. 
C’è un bar all’angolo dove ti fanno 
la carità di un dito di J&B 
e una voce sospira Summer time 
portando ti veleni d’oltre Oceano. 
Le colombe s’inventano Venezia 
e tu rinneghi nella tua laguna, 
senza violino. 
La cassiera sorride a una battuta 
arguta sul suo seno che è in rigoglio, 
ti tratta già da vecchia conoscenza 
e niente sa di te, dei tuoi fantasmi. 

Carmelo Pirrera

Da “Spiragli”, anno XIX, n.1, 2007, pag. 49.




CAMMINI

 Ho cantato i miei amori 
nei giorni luminosi 
di una luce accecante. Li ho cantati 
nei sogni 
chiusa nel sonno o in veglia, 
col favore del tempo 
o al soffiare di venti tempestosi. 
Li ho chiamati per nome 
quando urgeva 
la vita, nelle feste rumorose 
o nella solitudine. 
lo mi sono adattata sempre al tempo. 
Ho pianto per amori sgretolati 
lungo la via 
mentre io, quasi senza percepirlo, 
spinta dal vento andavo per cammini 
senza ritorno. 

Djanira Pio 

da «L.B .», 44, 2006

Da “Spiragli”, anno XIX, n.1, 2007, pag. 45.




UN TRENO CHIAMATO MORTE 

Pi Lai (n. 1987, Pechino) 

La speranza non c’è ed il dolore 
non dura per natura. 
Al via si slancia 
il treno del mattino contro il vento. 
Tesse la gente un lungo andirivieni 
per le strade costrette: tutti stretti 
per amore o per odio … Chi lo sa? 
E la città 
trabocca di notizie-imprecazioni 
di morte 
con fragore di vetri 
che il capriccio innocente di bambini 
manda in frantumi 
per gioco in un allegro girotondo. 
Il mondo 
è un concerto di suoni e di motori: 
le nuove voci prive di motivi 
consolatori. 
Più non ci sono orecchie per intendere 
e il cielo è chiuso in sé 
senza una nuvola 
che prometta una pioggia di ristoro. 

Pi Lai

Traduzione dalla lingua cinese di Veronica Ciolli, versione di Patricia Lolli e Renzo Mazzone. 

Da “Spiragli”, anno XX n.2, 2008, pag. 39.




VIAGGIO

Io faccio un lungo viaggio 
del quale non so il senso 
e preparo un bagaglio 
di futili perché … 
Nulla che mi motivi 
eccetto questo cuore 
carico ed emotivo 
che mi guarda negli occhi 
e dice che ho ragione, 
anche senza motivo. 
Meglio così che no …

Pallottini Renata

Da “Spiragli”, anno XX n.2, 2008, pag. 47.




MADRE

Sul letto di morte, 
madre, 
ho baciato le tue mani 
che carezzano i miei occhi 
prima che scoprissi il sole. 
Le tue mani, 
madre, 
che sfornarono il pane lievitato 
tra la guerra. 
Le tue mani, 
madre, 
che profumano di ostia consacrata. 

Antonio Osnato 

Stella polare, Kal6s, Palermo, 2004

Da “Spiragli”, anno XVIII, n.1, 2006, pag. 29.




Stella Polare

Cielo trapunto di stelle.
Occhi nel firmamento
alla ricerca dell’indice paterno.
Occhi assorti, attoniti.
Orecchie che ingoiano parole
del padre ignaro del cataclisma.
Notte velata.
Gran carro, piccolo carro, stella polare.
I figli,
in quel tempo (fratelli),
possedevano la stella polare.
Nessuno esclamò, vivente il padre, è
mio, soltanto mio.
Notte buia.
Occhi che scrutano il firmamento
orbo della stella polare.

Antonio Osnato

(Stella polare, Palermo, Kalós, 2004)

Da “Spiragli”, anno XXII, n.2, 2010, pag.10




 IL POETA 

Ho nell’anima 
un gomitolo 
di mille lane intrecciate. 
Ogni tanto 
ne tiro fuori un filo 
(oltre il capo non so come sia), 
una poesia. 

Alessandro Orlando

Da “Spiragli”, anno XX n.1, 2008, pag. 47.




 COME SI INNAMORA UN UOMO 

Nella notte severa 
c’è un cane 
che dà un po’ del suo piscio 
ad ogni albero che trova … 
A quelli che gli piacciono, di più … 
Così, senza logica: 
come s’innamora un uomo. 

Alessandro Orlando

Da “Spiragli”, anno XX n.1, 2008, pag. 47.