SPERANZA 

 

Quando la porta della gioia si chiude 

accade 

che se ne apre un’altra, 

ma accade pure che restiamo intenti 

a guardare la prima 

e non ancora quella che si apriva. 

La gioia, dunque, la felicità 

non è una stazione 

di arrivo, 

dove ogni viaggio mette la parola 

fine, 

ma solo una stazione di passaggio 

obbligato, ed in cui 

chissà perché non ci si sa fermare. 

Titti del Greco




 GOCCE D’ETERNITÀ 

 

L’eternità è entrata nel mio tempo 
la prima volta: eterea sensazione 
di gioia pura. 
Guardavo attorno e tutto era aI suo posto, 
leggevo e tutto, 
tutto aveva un registro nel mio cuore. 
Cos’altro io potrò desiderare 
se ho avuto per un attimo quel dono 
di contemplare il mondo 
con gli occhi del Signore? 

Titti del Greco

Da “Spiragli”, anno XX n.2, 2008, pag. 49.




 CERTEZZA SUL LAGO 

 

Immersa nella gioia del mio giorno 
guardo le foglie incerte di settembre 
e te sicuro accanto a me 
che irradi 
le pulsioni del cuore. 
Perciò io t’amo. E non temo … 

Titti del Greco

Da “Spiragli”, anno XX n.2, 2008, pag. 49.




 RIMORSO 

Da “Spiragli”, anno XX n.1, 2008, pag. 51.




ATTORNO ALLE ORE 

Passano l’ore 
lente 
ed io ne percepisco il gocciolìo 
d’ogni istante che gira 
così come descrive un’orbita la terra 
rotonda 
lenta 
immensa. 
Io mi sfinisco in questo sminuzzare 
di istanti, 
che mi costa contare. Come vivere … 
A chi non costa 
dover contare istante per istante 
la vita, 
questo respiro ritmico per vivere 
e l’ossessione del suo ritmo lento? 
E a che mi serve questo segna-tempo 
se il tempo si consuma 
e mi consuma? 
Se morire è un dovere, 
a cosa serve il sogno per sfuggire? 
Il sogno mi si ferma nella gola 
con un nodo di pianto 
che si esprime soltanto 
e si consuma 
nel gocciolìo 
lento 
lento 
lento. 

Maria Alba de Lourdes

Da “Spiragli”, anno XIX, n.1, 2007, pag. 46.

 




 NAVIGARE 

Vivere è navigare rotte incerte 
per mari aperti, 
monotoni nel loro irrequieto 
rimareggiare. 

Maria de Lourdes Alba 

(Trad. di Renzo Mazzone)

Da “Spiragli”, anno XX n.1, 2008, pag. 51.




 IL «QUADRATO» … E LA SUA CERCHIATURA 

Che cosa siamo 
al di là del quadrato in cui viviamo?
E passiamo la vita dentro quattro pareti riquadrate e lavoriamo 
tra muri divisori, ravvivati 
da tanti quadri appesi 
ove case e paesaggi sono enigmi, 
e fanciulli inquadrati 
sorridono sorrisi su misura. 
I parallelepipedi stradali 
altro non sono che le quadrature 
formali 
di questa nostra vita circolare 
che non quadra tra il mio 
e il tuo quartiere. 
L’occhio del sole 
sembra squadrare il mondo per disfare 
il buio, ma rimane un gioco d’ombre 
nelle teste quadrate, che non fanno 
orientare il quadrante del buon senso. 
È la contraddizione che non svela 
il senso circolare del mistero 
per cui noi siamo al mondo 
ed il dissenso 
della natura e della creazione 
che non consente la sua quadratura 
alla radice. 
Così ognuno si inquadra entro se stesso 
e l’orma 
che il nostro passo lascia 
è solo un’ombra, 
di cui non resta traccia … 

Composizione di Maria de Lourdes Alba ricomposta da Salvator dAnna per condivisione

Da “Spiragli”, anno XVIII, n.1, 2006, pag. 35.




 DUNQUE È FINITA? 

Pane e burro e il riso coi fagioli 
il latte col caffè … 
E l’aroma? Non c’è. 
I tuoi sguardi, il sorriso sulle labbra 
e le parole … 
E l’amore? Non c’ è. 
La macchina da scrivere 
e l’orologio per marcare il tempo 
al lavoro, alla vita … 
Dunque è finita? 

Maria de Lourdes Alba 

(Trad. di Renzo Mazzone)

Da “Spiragli”, anno XX n.1, 2008, pag. 51.




 DOVE LA PACE? 

Dove la pace 
se non negli occhi tuoi? 
Dove si poseranno le mie labbra 
se non su quelle tue dopo il tuo canto? 
Alla scuola dei passeri hai appreso 
la danza e i volteggi negli spazi: 
non serviva la logica del volo.
Smisurato è l’azzurro, senza inizio 
e senza fine, 
come il brillìo continuo dei tuoi occhi, come la vita. 

Maria de Lourdes Alba 

da “Spiragli”, 2008, n. 2 – Antologia 




REQUIEM PER UN IMPERO DEL NEGRO B. H. OBAMA 

 Una poesia-presagio di Joanyr de Oliveira 

 

Barack Hussein Obama 
punta la prora sulla Casa Bianca. 
Viene da lontananze il suo sorriso 
sventolando bandiere solidarie 
d’amore 
nel crogiolo di razze ch’è nel mondo. 
A te, compagno Obama, il benvenuto! 
La terra è pronta 
a seguire i tuoi passi 
per l’allegria ch’emana dal tuo viso. 
Mentre intristisce la tua patria bianca 
e un mostro di mattoni 
(ormai in-stabili) 
e i posteri (i suoi postumi?) 
decretano la fine del gigante 
nel coro di lamenti di un tramonto 
nel caos, 
sii benvenuto, amico . .. 
(Gli imperi 
hanno tutti un’aurora ed un tramonto: 
così awenne il tracollo dei Macedoni, 
dei Romani, dei Franchi, degli Inglesi 
o di altre potenze, grazie a Dio . .. ) 
Chissà che alle tue mani, 
amico Obama, 
non tocchi di dirigere il cammino 
dell ‘avido Zio Sam alla sua fossa, 
preludio 
al requiem che Wall Street 
ha guadagnato. 
Già l’USA più non usa calpestare 
l’onore 
di popoli indigenti e indifesi, 
né osa proclamarsi più sceriffo 
del mondo intero .. . Il dollaro 
smagnsce 
e insonne si corrode nel confronto 
con l’euro neonato. Non gli resta 
che il ripudio di tutti i meridiani. 
Caro fratello Obama, 
è pena che tu sia entrato in scena 
in un clima confuso di tragedie, 
costretto a camminare tra le fiamme 
appiccate nel cuore dell’Oriente 
da incaute mani. 
Meriti dunque un canto che confonda 
quanti sotto qualunque latitudine 
da “Spiragli”, 2008, n. 2 – Antologia 
stanno a discriminare e che risuoni 
sui ruderi del continente nero 
sino all’ estremo sud. 
Di te conservo tristi ricordanze 
di quelli che preclusero ai tuoi avi 
le porte ai sogni. 
Anche se in te confido, amico mio, 
e nella gente tua semplice e onesta, 
labirinti antivedo e abissi, il buio 
dalla mano di Dio predestinato 
sui vaticini di profeti falsi 
per i falsi cristiani, falsi amici 
dei popoli, dell ‘uomo, 
cO,struttori di imperi che hanno sparso 
lacrime sulla terra. 

Brasilia, 8 giugno 2008 

Joanyr De Oliveira

Da “Spiragli”, anno XX n.2, 2008, pagg. 46-55.