IL FUOCO DELLA RABBIA 

Per spegnere il fuoco 
della rabbia 
sciolgo la catena delle parole. 
L’urlo feroce del peccato 
diventa stelo sottile 
d’àloe. 
Al di là della disperazione 
l’anelito 
verso ritrovate armonie 
torna 
alla muta profondità 
delle origini 
dove il discorso 
si risolve. 

Pino Giacopelli 

Oltre la siepe, N. Calabria, Patti, 2004

Da “Spiragli”, anno XVIII, n.1, 2006, pag. 29.




 NON ESSERE 

Perché amare è annullarsi, 
come il seme nel seno della terra. 
Predicatore ignoto dal suo pulpito 
Essere e no . .. 
Forse brilla davvero di sue luci 
la fredda pietra 
che chiamiamo brillante? E forse è vera 
l’immagine che in uno specchio d’acque 
traspare? È una finzione … 
In che consiste? 
L’unica cosa che puoi dire certa 
è dunque l’illusione. 
Così l’amore. 
Amore è un’invenzione. Non esiste 
in natura. Perché natura è vita, 
slancio vitale, lotta, non-amore 
e suo destino 
certo è la morte, come per natura. 
Poiché l’amore è eterno, amore è Dio, 
il dio ch’è in noi 
ma noi lo rinneghiamo: e la sua sorte 
è il legno della croce. Una corona 
di spine 
spetta a chi annuncia il regno dell’amore, 
che non si addice all ‘ uomo. 
Non gli si addice l’unica certezza. 
Ed ecco l’illusione. 
Così l’uomo era fatto per l’amore 
Ca immagine di Dio) 
e fu costretto a vivere, a lottare 
contro il creato e le sue creature 
e la parola d’ordine fu uccidere 
per non essere uccisi, 
è vincere per non essere vinti: 
la lotta per la vita. Amore dunque 
è la rinuncia o la rassegnazione: 
la scelta del martirio. E non è umano! 
Così la pace … 
Non è umana la pace, non è umano 
l’ amore: 
la luce del brillante nella luce, 
l’immagine riflessa 
in uno specchio d’acque, l’illusione .. . 

Vivian Emmer

Da “Spiragli”, anno XVIII, n.1, 2006, pag. 32.




 DOVE NON PASSA L’UOMO 

Per una poesia malinconica di Ungaretti 

Dove non passa [‘uomo, la natura … 

ride, ride anche il sole … 

cantano in coro i Verdi … 

Essi non sanno 

che l’uomo non distrugge: 

sta aiutando 

madre-natura, 

il cui fine è la vita, 

e ne compensa 

il destino di morte generando 

altre vite (è sua legge), 

non l’individuo solo, ma la specie 

(la pianta o l’animale come l’uomo, 

tutti u-gu-a-li). 

I Verdi non lo sanno 

che io e i miei fratelli 

siamo riusciti ad arrivare a Dio 

creatore. 

Così 

non credo all’erba lieta del poeta 

dove non passa l’uomo ... 

Lì dove l’uomo non ha messo piede 

il sole 

ha riarso la terra e gli uragani 

l’hanno sommersa. 

Invece, il più caìno 

degli uomini non ha mai calpestato 

i prati, se ce n’è, dei cimiteri … 

Da sola, la natura sopravvive 

a stento 

o dà in escandescenze 

o si desola. 

Forse per questo fu creato l’uomo: 

è la mano dell’uomo che lavora 

ad arte e crea vita, come vuole 

Iddio. 

Vivian Emmer 

(Trad. di Renzo Mazzone)




 SPERANZA 

 

Quando la porta della gioia si chiude 

accade 

che se ne apre un’altra, 

ma accade pure che restiamo intenti 

a guardare la prima 

e non ancora quella che si apriva. 

La gioia, dunque, la felicità 

non è una stazione 

di arrivo, 

dove ogni viaggio mette la parola 

fine, 

ma solo una stazione di passaggio 

obbligato, ed in cui 

chissà perché non ci si sa fermare. 

Titti del Greco




La terra 

Quando gli artigli dell’Aquila 
s’aggrapparono alla crosta della Luna 
e apparvero montagne grige 
crateri bui 
e distese incenerite di silenzio 
una voce 
varcò gli spazi: 
– bella 
meravigliosamente bella 
resta la Terra 
dove il verde degli alberi 
cancella gli autunni 
e fiorisce 
di pensieri e di sogni 
il sangue umano. 

Dino D’Erice 

Nota introduttiva




 La montagna 

La montagna tu la guardi: ciuffi verdi 
s’affacciano dagli spacchi delle rocce 
spezzano il grigio uniforme 
la patina di noia 
fioriscono di giallo 
ginestre aperte al cielo. 
È viva la montagna 
e tu non sei nato ancora 
uomo 
tu 
sei nei semi che premono 
le viscere profonde con la forza dei millenni 
ancora chiusi 
nel guscio dell’infinito. 
Il vento 
strappa rami di sole 
e li depone festoso 
sulla cima. 

Dino D’Erice 

Da “Spiragli”, anno X, n.1, 1998, pag. 48.

 




 Il suo amore 

Il suo amore 
era senza effusioni 
e senza parole. 
Il suo amore 
era la cura con cui stirava 
i miei vestiti 
carezzando ogni piega. 
Il suo amore 
era la veglia per spiare 
il mio rientro in casa 
ogni volta che la sera tardavo. 
Il suo amore 
era il bacio che posava 
sulla mia fronte al mattino 
credendomi ancora addormentato. 
Mia madre era nata nella valle 
desolata del Tangi 
ove la vita 
ha l’asprezza delle pietre 
affioranti dalla terra arida 
e l’amore 
è voce di silenzio 
che solo l’anima avverte. 
Col suo carattere forte 
mia madre 
così mi amava: in silenzio. 

Dino D’Erice 

Da “Spiragli”, anno X, n.1, 1998, pag. 46.




 IL PROFUMO DELLA VITA 

Alla casetta solitaria (coi tufi smozzicati e le crepe alle pareti) 
sita 
sul muraglione della ferrovia 
l’estate 
arrivava con folate calde 
di vento 
e odori intensi 
di grano mietuto e di fieno 
ammucchiato a ruota 
in mezzo ai campi. 
Sulla fronte larga di mio padre 
che s’affrettava a ripulire 
il fondo dell’aia 
invaso dall’erbaccia 
si spianavano 
le rughe d’ansia scavate 
da un anno lunghissimo d’attesa. 
Il perché mi sfuggiva. A nove anni 
ignoravo 
che il profumo della vita 
è l’odore del frutto maturo 
nato 
dal seme 
messo a dimora 
con le nostre mani. 

Dino D’Erice 

Da “Spiragli”, anno X, n.1, 1998, pag. 45.




 Vestita di luce 

a Raquel Naveira 

Per me 

quando si sveste 

la mia donna 

si veste con la luce dei miei occhi. 

Salvator d’Anna




 Vestida de luz 

a Raquel Naveira.

Minha mulher 
quando se desnuda 
para mim se veste 
com a luz dos meus olhos. 

Vestita di Luce

Per me
quando si sveste la mia donna
si veste con la luce dei miei occhi

Juareis Correya

da «Literatura Brasileira» n. 40, 2005, São Paulo 
traduzione di Salvator d’Anna, da «Literatura Brasileira» n. 40, 2005, San Paulo

Da “Spiragli”, anno XVI, n.1, 2005, pagg. 18-21.