I PESI CHE TI PORTI APPRESSO

Con questi pesi che ti porti appresso
giri per la città, tutto da solo,
la cattiva coscienza t’importuna:
un vino inacidito dentro l’anima.

C’è un bar all’angolo dove ti faranno
la carità di un dito di J&B
e una voce sospira Summer time
portandoti veleni d’oltre Oceano.

Le colombe s’inventano Venezia
e tu rianneghi nella tua laguna, 
senza violino.

La cassiera sorride a una battuta
arguta sul suo seno che è in rigoglio,
ti tratta già da vecchia conoscenza
e niente sa di te, dei tuoi fantasmi.
Carmelo Pirrera

Da “Spiragli”, anno XXIII, n.1, 2011, pag. 29.




UN RITRATTO DELLA MADRE

C’era pure un ritratto della madre 
                      – di lei nessuno sa niente,
s’affaccia a guardare con aria stranita,
rispunta tra le carte di una lite
che il tempo non può più sedare.

Che suonava l’armonium nella chiesa
lo ricorda qualcuno,
e che cantava 
inni sacri alla gloria del Signore;
e si nutriva di letture bibliche,
conversava con Sara e con Isacco,
con Esaù che volle le lenticchie.
E lottava con angeli, a sua volta.

Ai ragazzi insegnava l’alfabeto
e a far di conto.
Le diedero persino una medaglia
con l’effigie del re: c’era una volta…

Carmelo Pirrera

Da “Spiragli”, anno XXIII, n.1, 2011, pag. 29.




Un ritratto della madre

C’era pure un ritratto della madre
– di lei nessuno sa niente, s’affaccia a guardare con aria stranita,
rispunta tra le carte di una lite che il tempo non può più sedare.
Che suonava l’armonium nella chiesa lo ricorda qualcuno,
e che cantava
inni sacri alla gloria del Signore;
e si nutriva di letture bibliche, conversava con Sara e con Isacco, con Esaù che volle le lenticchie. E lottava con angeli, a sua volta.
Ai ragazzi insegnava l’alfabeto
e a far di conto.
Le diedero persino una medaglia con l’ef gie del re: c’era una volta…